Incontrare Armanda Salvucci, la fondatrice del progetto Sensuability e dell’associazione Nessunotocchimario, è come entrare nell’occhio di un ciclone. La sua energia è travolgente, almeno quanto la sua vitalità semantica. Altro che disabile triste e allettato. Venerdì 14 febbraio, si è aperta alla Casa del Cinema di Roma la mostra organizzata e progettata ormai da molti mesi e poi chiusa per i problemi legati alla pandemia di cui troppo si è già parlato. Presto alla mostra potrete ritrovare la stessa Armanda, per conoscerla dal vivo e per rubarle, se ci riesce, un pizzico di verve.
Il progetto che ha fondato nel 2016, Sensuability, prende fino al 15 luglio la forma di una mostra di fumetti ispirata alla celebre frase di Via col Vento “Francamente me ne infischio”. Un concorso arrivato alla seconda edizione e lanciato lo scorso novembre che ha riscosso un grande successo chiamando a raccolta disegnatori, fumettisti e narratori visivi a cimentarsi con un tema importante, ovvero come diventerebbero le scene di un film se dall’altra parte ci fosse un disabile?
“Francamente me ne infischio!” diventa quindi un grido liberatorio, un invito a piacersi, a essere sensuali, a vivere la sessualità oltre i pregiudizi, oltre l’ossessione di corpi perfetti e performanti.
“Tutto nasce nel 2016 – dice Armanda Salvucci – quando una regista famosa ha pubblicato un annuncio in cui cercava ‘un nano che facesse tenerezza’. Così, a 50 anni, ho deciso che non potevo più stare a guardare e da 4 anni porto avanti questo sogno chiamato Sensuability, un progetto a più tappe che oltre al fumetto include cinema e fotografia per parlare della disabilità”.
Armanda ha l’acondroplasia, una condizione genetica rara, nella quale le ossa lunghe del suo corpo non sono cresciute. E quindi? E quindi, nella condizione di disabile, si vive una serie di barriere reali e stereotipi pregiudiziali che attraverso l’arte, l’ironia e la leggerezza Armanda vuole abbattere.
“Io non voglio essere una super eroina, i supereroi sono distanti, sono perfetti e non ti ci puoi avvicinare. Io invece voglio essere toccata, avvicinata, non voglio dover sublimare il mio corpo che, c’è, esiste e non voglio nasconderlo. Bisogna ripensare anche il linguaggio: diversamente abile, inclusione…io non mi sento diversamente abile, non è che non sono capace di essere alta, io non posso essere alta. Io non voglio essere inclusa, io abito il mondo come tutti. Signori stiamo parlando di sessualità e per fortuna, quando entra in ballo la chimica, i pregiudizi dovrebbero andare a farsi friggere…”
“Fare cultura sulla disabilità e diversità è ancora necessario. Non siamo i soli a parlare di disabilità, ma siamo fra i pochi a presentare le persone con disabilità per quello che sono, senza i filtri del paternalismo, del buonismo, della beatificazione. Ecco perché affrontiamo anche temi considerati tabù come la sessualità e l’eros disgiunti dall’Amore con la “A” maiuscola, vissuti fra persone maggiorenni e consenzienti. Il nostro obiettivo è passare dall’”ancora” al “non più”.
“Finora le persone con disabilità sono state rappresentate in modo pietistico o paternalistico a maggior ragione se si parla di sessualità e disabilità. In questo caso siamo considerati alla stregua dei bambini o di esseri asessuati che al limite possono aspirare all’affettività. Ma non è così”.
L’arte diventa allora il seme ideale per far germogliare una cultura nuova e senza pregiudizi, libera e inclusiva, capace di ironia e leggerezza anche su temi considerati tabù come sesso e disabilità.
Ecco perchè Sensuability è anche una mostra di fumetti, sarà poi una mostra di fotografia, è già un corto e presto sarà anche un film. Anzi, Armanda non nasconde una certa ambizione.
“Stiamo cercando una casa di produzione che voglia camminare con noi in questo progetto difficile ma affascinante, inoltre sto cercando di contattare Elio Germano per uno dei ruoli più importanti del film di cui abbiamo già la sceneggiatura, anzi se qualcuno là fuori ci volesse aiutare a raggiungerlo siamo qui”.
La mostra ha inaugurato il 14 febbraio e resterà alla Casa del Cinema di Roma fino al 15 luglio. Un’occasione unica per aprire la mente ed allargare i confini di ciò che credevamo diverso.
Durante la mostra si potranno ammirare le opere delle tre donne prime classificate al termine del concorso e di molti altri artisti che hanno donato le loro opere.
La difficilissima selezione da parte della giuria presieduta dal maestro Tanino Liberatore e composta anche da Fabio Magnasciutti, Frida Castelli e Luca Enoch ha premiato al primo posto ANNA PERONI con LILLI E IL VAGABONDO (vince un weekend con il vignettista Pietro Vanessi con partecipazione ad un un workshop one to one con l’autore), al secondo posto CLAUDIA PASQUINI con TITANIC (vince la partecipazione alla stesura dello storyboard del film), al terzo posto MARTINA DORESCENZI con A QUALCUNO PIACE CALDO (vince ingressi gratuiti al Comicon).
Oltre ai partecipanti al concorso, un nuovo sguardo sul tema lo offriranno anche le opere donate, tra gli altri, da Milo Manara, Fabio Magnasciutti, Frida Castelli, Luca Enoch, Stefano Tartarotti, Marco Gava Gavagnin, Francesca D’Amato che sostengono l’iniziativa.
Questa la lista completa dei disegnatori e degli artisti che hanno donato fino ad oggi una loro opera.
Milo Manara, Tanino Liberatore, Fabio Magnasciutti, Frida Castelli, Luca Enoch, Pietro Vanessi, Cecilia Roda, Frad, Stefano Tartarotti, Michele Grimaldi, Francesca Picardi, Giulia Bracaglia, Lorenzo Pierfelice, Luca Er Baghetta Modesti, Gianlorenzo Ingrami, Claudio Bandoli, Lorenzo La Neve e Matilde Simoni, Daniel Cuello, Marco Gaucho Filippi, Stefania Infante, Daniele Tofi Morganti, Marco Rufus Petrella, Nole Biz, Marco Gava Gavagnin, Enrico Biondi – lele&fante, Alfio Leotta, Eugenio Saint Pierre, Luca Garonzi (Luc Garçon), Federica Giglio, Alessio Atrei, Marco Fusi, Nicoletta Santa, Lucia Lepore, Virginia Cabras (Alagon), Marta Bianchi.
L’ingresso è gratuito.