Il momento che aspettavamo sta per arrivare. Pensavate di essere sole al mondo. Perseguitate. Maledette. I nemici ci preparano a distruggerci, perché noi siamo il più grande pericolo. Creare un volto nuovo con volto di donna. Il nostro tempo è vicino”
recita una voce nel teaser trailer . Luna nera, l’attesa nuova produzione originale italiana di Netflix dal 31 gennaio sulla piattaforma di streaming, vede dietro la macchina da presa Francesca Comencini, Susanna Nicchiarelli e Paola Randi. Ispirato al romanzo “Le città perdute. Luna nera” di Tiziana Triana (Sonzogno), primo libro della saga, (la stessa autrice ha contribuito alla sceneggiatura n.d.r), le tre registe tentano la strada del fantasy, un genere poco esplorato in Italia dove al cinema ha sempre prevalso il realismo nella narrativa e il neorealismo.
Da dove viene la magia? A questa domanda Triana rivela di essere partita dalla convinzione che “niente è più magico della realtà se la si guarda attraverso gli angoli bui nei quali spesso sono state relegate le donne: la nascita, l’infanzia, il corpo ammalato, la morte”.
Prodotta da Fandango e ambientata nell’Italia del XVII secolo, lo sfondo è quello agreste del Lazio e della Tuscia, “Luna nera”, sei episodi di circa 50 minuti l’uno, ruota attorno alla figura di Ade (Antonia Fotaras), una levatrice di 16 anni accusata di stregoneria dopo la morte di un neonato. Per sfuggire alla famiglia dei Benandanti, cacciatori di streghe, trova rifugio in una misteriosa comunità di donne ai confini di un bosco. Ade dovrà scegliere fra l’amore impossibile per Pietro (Giorgio Belli), figlio del capo dei Benandanti, e il proprio destino.
Luna Nera racconta della strage invisibile di donne che per secoli nel nostro paese e in altre parti di Europa è stata compiuta. Donne ingiustamente perseguitate dall’Inquisizione e crudelmente bruciate vive. Un femminicidio di massa con circa 60 mila vittime, cui hanno contribuito la radicata misoginia, la considerazione che si aveva della donna e una paura ancestrale nei confronti del diverso.
Le ambientazioni e i costumi ben si prestano a riprodurre atmosfere medievali e non mancano action e effetti speciali. Ma è il messaggio a essere il vero punto di forza della serie che ricorda come l’odio sia un singulto che si riaffaccia periodicamente nella storia per colpire donne ribelli. “Ancora oggi, – precisa Triana – l’espressione “caccia alle streghe” evoca atmosfere sinistre. C’e’ sempre un pretesto per perseguitare persone non per ciò che hanno fatto, ma per ciò che sono. In questo caso, delle donne”.
Nel tempo del #MeToo, ovvero la presa di parola delle donne contro un esercito di moralisti, che cosa dobbiamo imparare dai personaggi della serie? La resilienza. Le presunte streghe rispondono pazienti agli accusatori, forniscono, meticolose, la loro versione dei fatti e la loro visione del mondo. Non sono vittime. Sono perseguitate, sì, ma sono eroiche nel difendere la loro dignità.
Luna Nera procede attraverso un narrare riflessivo e consapevole verso l’inconfutabile evidenza che non esistono i sessi ma solo le persone, gli unici demoni sono quelli che abitano dentro i nostri cuori.
Un fantasy tutto al femminile che vuole essere una allegoria sulla condizione delle donne in un mondo dove la discriminazione continua a colpevolizzarle quando rifiutano di adattarsi alle convenzioni sociali esistenti. Luna Nera osa sfidare un pregiudizio ancora radicato, vale a dire la mancanza di solidarietà tra donne, che invece va usato come potenzialità di trasformazione nella relazione e nel mondo per creare una rete affettiva su cui cadere ogniqualvolta la societa’ maschilista cerca di rimetterci al “nostro posto”.