Molte storie americane sulla fine del mondo insistono sulla distruzione di tutte le forme di vita umana sulla terra: la distruzione di edifici simbolo, la distruzione di intere città, la distruzione dello stato. In questo genere di film, a toglier le castagne dal fuoco ci pensa l’eroe, malgrado loro. Un altro cliché comune ai film catastrofici è il crollo emotivo, che si tratti della malinconia di Kirsten Dunst in Melancholia (Lars Von Trier, 2011) o il processo di disaffezione di un gruppo di persone all’apparenza lucide, come i protagonisti del film di Sébastien Marnier, L’Ultima Ora, nelle sale dal 4 luglio con Teodora, e vietato ai minori di 14 anni.
La premessa rimane la stessa, l’estinzione della razza umana. La vicenda è ambientata in una scuola superiore, dove un professore si getta dalla finestra sotto gli occhi atterriti degli studenti. Il supplente chiamato a sostituirlo,Pierre, nota da subito qualcosa di strano nella sua classe: un gruppo di sei alunni, molto uniti e dotati di un’incredibile intelligenza precoce, ha un atteggiamento ostile verso chiunque. I loro sguardi e le loro parole ricordano la spaventosa maturità di Demian. Hanno un’intelligenza e un senso di chiusura al mondo esterno al punto di risultare molto disturbanti, come succedeva in film come Il villaggio dei dannati del 1960 diretto da Wolf Rilla, o Il nastro bianco di Haneke.
Pierre impiegherà molto tempo per capire cosa sta succedendo. Dopo averli seguiti e osservati molte volte, scopre una serie di pratiche che suscitano un misto di curiosità, incomprensione e paura. In uno dei vari appostamenti,vede i ragazzi affrontare le vertigini camminando in equilibrio su barre d’acciaio, a diversi metri da terra. Altre volte li scopre picchiarsi per poi promettersi di non soffrire. Un’altra scena mostra uno di loto infilare la testa in un sacchetto di plastica e resistere il più possibile alla mancanza di ossigeno. Quando Pierre riferisce le stranezze agli insegnanti, questi si mostrano disinteressati ai suoi racconti.
I ragazzi sembrano vivere come degli zombie sapienti. L’Ultima Ora traccia il confine tra morti e vivi, tra la mente consapevole di vivere in un mondo prossimo alla fine e il corpo che sopravvive per ragioni biologiche. In questo modo il film mette a confronto due mondi all’apparenza inaccessibili. Da una parte ci sono i ragazzi che hanno una visione pessimistica del loro futuro, dall’altra gli adulti-insegnanti indifferenti nei confronti della sofferenza degli adolescenti. In loro prevale il desiderio continuo di mettere la testa sotto la sabbia o, ancora peggio, di razionalizzare la violenza e l’estremismo di cui gli studenti sono capaci.
Il regista cerca di sfruttare l’ambiguità tra i due gruppi, nella speranza che gli spettatori si chiedano chi siano i veri mostri, se gli adulti o i ragazzi. L’incomunicabilità generazionale è il pretesto per trattare temi delicati come l’emergenza ambientale che ha portato in piazza migliaia di ragazzi, la generazione dei «Fridays for Future, quello di Greta Thunberg. Come i protagonisti del film, i ragazzi di Greta hanno una sensibilità superiore, sono diversi dagli altri perché lucidamente sono consapevoli degli effetti devastanti del surriscaldamento globale, mentre i leader politici e le lobby economiche sembrano non accorgersene o meglio non voler vedere.