Cosa succederebbe se un manager all’apice della carriera dovesse da un giorno all’altro ricominciare da zero? Non si tratta della domanda (o l’augurio?) di un qualche sindacalista ma del nocciolo della commedia francese “Parlami di te“(Un homme pressé) di Hervé Mimran (“Tout ce qui brille” e “Nous York“) interpretato dal bravo Fabrice Luchini (Coppa Volpi al Festival di Venezia 2015 per “La Corte”) e dalla giovane Leila Bekhti, vera musa del regista, visto che ha recitato in tutti i suoi tre film.
Alain Wapler va sempre di corsa in tutto ciò che fa, anche quando parla: scontroso, antipatico, e temutissimo manager di un’importante casa automobilistica, è costantemente impegnato in una battaglia contro il tempo per affrontare e rispettare i suoi mille impegni. Uno stile di vita dai ritmi forsennati, nel quale, naturalmente, non c’è e non deve assolutamente spazio per la famiglia o il divertimento. Un giorno, però, Alain rimane vittima di un ictus, che spezza i suoi tempi, lo costringe al riposo forzato, ma soprattutto gli causa disturbi della parola e della memoria: proprio a lui che fino a qualche giorni prima aveva sempre fatto dell’eloquenza la sua arma vincente in riunioni di lavoro, lezioni universitarie, conferenze stampa!
Il mondo crolla addosso ad Alain che si vede così costretto a ricorrere all’aiuto di Jeanne, giovane logopedista-ortofonista (a sua volta è alla ricerca della madre che l’aveva abbandonata subito dopo il parto!) che lo cura con pazienza e spinge Alain a riprendere lentamente in mano la sua vita per dedicarsi a qualcosa di più profondo del solo lavoro (attenzione però: al di là delle aspettative, tra i due non nasce niente di romantico ma solo una grande amicizia!). Il manager che aveva sempre trattato gli altri con freddezza, a contatto con la sua fragilità fisica scopre quanto sia invece importante essere gentile, vivere dando tempo e spazio agli affetti veri: la giovane figlia, Julia (Rebecca Mader), lo aiuterà a non perdere la memoria scrivendo tutti gli appunti della vita del padre in un taccuino celeste.
“Volevo soprattutto parlare della fragilità della vita, dell’essere umano, che sia un individuo potente o che sia un poveraccio. Essere un giorno in vetta e il giorno dopo senza più niente. È un tema che mi ha sempre affascinato. E che produce buone storie per di più. Che si abbia poco o tanto, si ha sempre paura di perdere quello che si ha“, ha detto il regista.
Una commedia agrodolce complessivamente ben fatta, anche se, dopotutto, ci mostra una storia di redenzione che per molti versi convenzionale e con momenti prevedibili. Sorretta in larga parte dall’interpretazione, asciutta ma anche ben riuscita, di Fabrice Luchini, “Parlami di te” mostra i suoi momenti migliori quando descrive le difficoltà quotidiane che affliggono una persona colpita da ictus; quelli meno riusciti invece quando scivola in qualche facile momento sentimentale.
Il film è stato ispirato dall’autobiografia di Christian Streiff, ex CEO di Airbus e di PSA Peugeot Citroën, autore nel 2014 del libro “J’étais un homme pressé”, in cui narra le vicissitudini patite in seguito a un ictus subito nel 2009.
“Parlami di te” si è aggiudicato il Premio del Pubblico all’ultima edizione del France Odeon (Festival del cinema Francese) tenutosi a Firenze in autunno.