Ha ottenuto 8 candidature ai Premi César, gli Oscar francesi, La Douler, il film scritto e diretto da Emmanuel Finkiel, tratto dall’omonimo romanzo di Marguerite Duras. Il film ha ottenuto le nomination nelle principali categorie: Miglior Film, Miglior Regia,Miglior Attrice Protagonista (Mélanie Thierry), Miglior Fotografia(Alexis Kavyrchine), Miglior Adattamento (Emmanuel Finkiel),Miglior Suono (Antoine-Basile Mercier, David Vranken, Aline Gavroy), Miglior Scenografia (Pascal Le Guellec), Migliori Costumi(Anaïs Romand, Sergio Ballo).
La Douler è il diario di un’attesa, il racconto lacerante di un’assenza, il viaggio interiore di una donna che attraversa la violenza della Storia e dei sentimenti. Osannato dalla stampa francese, il film è nelle sale italiane in questi giorni distribuito da Valmyn e Wanted.
Nella Francia del 1944 occupata dai nazisti, Marguerite, una giovane scrittrice di talento, è un attivo membro della Resistenza insieme a suo marito, Robert Antelme. Quando Robert viene deportato dalla Gestapo, Marguerite intraprende una lotta disperata per salvarlo. Instaura una pericolosa relazione con Rabier, uno dei collaboratori locali del Governo di Vichy, e rischia la vita pur di liberare Robert, facendo imprevedibili incontri in tutta Parigi, come in una sorta di gioco al gatto e al topo. Lui vuole veramente aiutarla? O sta solo cercando di cavarle informazioni sul movimento clandestino antinazista? La fine della guerra e il ritorno dei deportati dai campi di concentramento segnano per lei un periodo straziante e danno inizio a una lunga attesa, nel caos generato dalla liberazione di Parigi.
Scritto nel 1944 ma poi pubblicato nel 1985, “La douleur” (in Italia edito da Feltrinelli col titolo Il dolore) è un romanzo autobiografico. Marguerite Duras descrive il periodo difficile che trascorse nell’attesa del ritorno del marito Robert Antelme, membro della Resistenza francese.
«Questa donna che attende il ritorno del marito dai campi di concentramento – dichiara il regista Finkiel – faceva eco alla figura di mio padre, una persona che aspettava sempre. Anche quando ebbe la certezza che la vita dei suoi genitori e di suo fratello era finita ad Auschwitz […] Lessi il libro per la prima volta a 20 anni. Ritornando a questa storia trent’anni più tardi per farne un adattamento cinematografico, ho provato la stessa indicibile commozione che provai alla prima lettura. Lo scopo di questo film è quello di rivivere quell’emozione lungo tutto il dispiegarsi degli eventi…»