Hannah Grace (Kirby Johnson) muore all’inizio del film soffocato dal padre disperato (Louis Herthum) dopo un tentativo fallito da parte di due preti cattolici di esorcizzare il suo corpo. Ci sono terremoti nelle stanze, persone che fluttuano contro la loro volontà e occasionali riferimenti biblici in un’atmosfera oscura.
Per il resto del film, L’Esorcismo di Hannah Grace, lei è un cadavere in avanzato stato di decomposizione. Il suo ospite vuole tornare in vita e lo fa uccidendo gli sfortunati guardiani di un obitorio della città di Boston per curare il proprio corpo. Per terrorizzare gli spettatori, Diederik Van Rooijen, regista nato in Olanda ma cresciuto tra Grecia e Stati Uniti, si affida a rumori inquietanti, scricchiolii, urla disumane, porte che sbattono e vari e diversi espedienti orrifici. Spetta a Megan Reed (Shey Mitchell), una ex-poliziotta che lavora al turno di notte all’obitorio, scoprire il mistero e sconfiggere il male attraverso un assurdo miscuglio di curiosità ostinata e testarda stupidità.
Ebbene 45 anni dopo l’uscita del film l’Esorcista, dove Linda Blair vomitava zuppa di piselli su tutti i nostri lobi frontali, arriva nelle sale dal 31 gennaio il nuovo horror che ricorda come scacciare il diavolo da un corpo rimane sempre un bel problema.
Ambientato in un’atmosfera di luci fluorescenti tremolanti e cemento butterato, Hannah Grace è un film oscuro. Le porte del frigorifero in acciaio argentato, le pareti nude, l’illuminazione rossa degli allarmi sono gli unici punti luce ma è così buio che il pubblico non ha idea di cosa stia succedendo.
“L’esorcismo di Hannah Grace” tenta comunque un approccio diverso al genere. Non racconta la solita storia di una donna e di come alla fine finisca per essere posseduta. Il film preferisce invece concentrarsi su Megan, una donna con una storia di demoni e dipendenza dall’alcol che si ritrova circondata costantemente da cadaveri. Mentre il suo personaggio è ben sviluppato, quello di Hannah Grace tace per la maggior parte del film, ma le sue espressioni non verbali e le azioni fisiche (l’attrice è una ballerina di professione) regalano al pubblico una performance degna di nota.
Resta da chiedersi perché i film di esorcismo proliferano nel modo in cui lo fanno. È il successo storico di “L’esorcista”, sì, ma c’è qualcos’altro che solletica il nostro inconscio collettivo: il feticismo e il rituale, la schiavitù, i giovani corpi femminili, apparentemente così permeabili, così mutevoli, così suscettibili all’invasione da parte di demoni che suonano come i frontman di gruppi metal.
Chiunque neghi la sottocorrente sessuale, deve spiegare perché non ci sono film sull’esorcismo in cui sono giovani ragazzi ad essere posseduti.