Il televisore era quello piccolo della Iveco. Rosso, bombato. Sembrava l’improbabile casco di un astronauta con quell’antenna tonda e le altre due che spuntavano piegate, una a destra, una a sinistra verso invisibili punti, al di là del soffitto. L’immagine si stabilizzava, in bianco e nero. La televisione a colori era sì arrivata in quella casa, ma era ancora oggetto della fede: apparteneva all’arredo sacro nella sala mistica, meglio conosciuta come ‘stanza da pranzo’, quella per le feste comandate: una sorta di area 51 degli adulti, imprestata solo la mattina dei 6 gennaio, per ragioni logistiche, alla nota vecchina permalosa, la Befana.
Ogni settimana arrivava il sabato. Si sparecchiava, si rassettava, con fare sbrigativo, a volte più del solito. Erano più o meno così certe sere di una seienne nel 1978: ‘Tanti auguri a chi tanti amanti ha … com’è bello far l’amore da Trieste in giù, l’importante è farlo sempre con chi hai voglia tu’. Per la seienne di allora era una variazione sul tema della più datata Strapazzami di coccole: sortivano entrambe lo stesso effetto elettrizzante. L’importante era sentirla cantare , vedere lei, l’amatissima Raffaella Carrà. Cosa mai volesse significare quel ritornello un po’ ‘così’ per una morigerata famigliola del ’78 italiano, la seienne l’avrebbe capito un decennio dopo, anno più anno meno; benedicendo sempre lei, la Carrà, ad ogni festa che si rispettasse.
Quarant’anni dopo, accade che un giorno a Milano, in una sala stampa gremita, presso la Sony Music, Raffaella Carrà arrivi puntuale per presentare il suo ultimo lavoro discografico. Stesso spirito, stessa simpatia di sempre, esempio raro di longeva spontaneità. Difficile non ripetersi quando si scrive di Raffaella Carrà. Lontana dal quel ‘piccolo’ schermo che a volte stenta ad accattivare oggi, la più grande delle show-woman italiane, amata all’estero, in Spagna celebrata ed adorata come ‘icona di libertà’, torna ad incidere un disco dopo 5 anni dall’ultimo. Ogni volta che è Natale è il titolo del progetto discografico che i fan potranno acquistare a partire da 30 Novembre in varie edizioni: dalla versione Standard a quella Super Deluxe.
È un fiume in piena Raffaella. Non risparmia aneddoti nel raccontare come sia nato e come si sia sviluppato quest’ultimo lavoro discografico, confermandosi peraltro perfetta intrattenitrice. Dieci tracce con titoli classici celebrativi del Natale, reinterpretati in stile Carrà: una combinazione gioiosa in cui il sacro si lascia in qualche modo sedurre dalla voglia di ottimismo e dalla qualità degli arrangiamenti. I brani Halleluja di Leonard Cohen e Marimorena, una canzone popolare andalusa sulla quale ‘insomma non si può non ballare’ invita entusiasta Raffaella, sono un corredo di pregio, nonostante non siano propriamente canzoni natalizie. L’inedito Chi l’ha detto scritto da Daniele Magro, on air da qualche giorno e accompagnato da un video girato da Gianluca Montesano, presente anche nella sua versione in spagnolo, è invece un piccolo manifesto sociale che riconsegna il Natale ad un’essenzialità democraticamente poetica, parafrasando il ritornello tanto per chi ci crede, tanto per chi volesse storcere il naso pure quel giorno.
‘Ho chiesto io di avere tra le varie famiglie, una famiglia omosessuale, perché è nel tempo e lo ha realizzato Gianluca Montesano in modo delizioso, dolcissimo, in modo veramente emozionante. Nel video io non dovevo esserci, ma la Sony mi ha chiesto di comparire in un televisore, in un telefonino. È un Natale alla Carramba – continua sorridendo – sono tutte sorprese inaspettate quando arriva Papà Natale ad aprire queste scatole. Mi sono emozionata anch’io.’
Poche parole per sintetizzare un modo di essere tra il pubblico, per il suo pubblico. Raffaella Carrà è stata capace di mantenere la propria bellezza in equilibrio sul filo teso del tempo. Ha prediletto un rinnovarsi discreto e realistico, senza mai cedere al grottesco del riciclo contemporaneo, per esempio, nei bidoni di contenuti da reality. In armonia, anche dal punto di vista artistico, con le espressioni diverse di una femminilità mai tramontata e che da sempre va a braccetto con il culto personale della ‘libertà’. Una donna libera, un esempio per molte, di cui è consapevole con semplicità disarmante. È tutta qua la bellezza di Raffaella Carrà, mai sovraesposta. Il famoso ombelico scoperto fu scandalo ma non mercificazione disarmante e ributtante del corpo femminile; come spesso ha raccontato, fu per lei una spontanea accoglienza della straordinarietà del normale che si fece rivoluzione culturale. A memoria, la nostra show-woman, non ha mai avuto bisogno di trasformare la propria fisicità esplosiva in chiave narrativa per costruire il suo personaggio. Al contrario, l’ironia, manifesta anche nell’indossare quello stile vaporoso, di colori laminati, brillanti, in bianco, in rosso, in silver, passando per architetture sartoriali a celebrazione della sua verve artistica, è il suo originale marchio di fabbrica.
Come sempre quando si parla di Raffaella Carrà, ai numerosi affezionati, bisogna affiancare i tristi detrattori: alcuni moralisti dell’ultima ora, alcuni sofisticate incarnazioni del ‘polemico’ prezzolato. Il 13 ottobre Raffaella Carrà è stata insignita del titolo Dama ‘al Orden del Mérito Civil’, massima onorificenza spagnola a coronamento di una carriera internazionale difficile da ripetere. Nessuna critica all’Italia patria, solo una battuta, sull’esser forse considerata professionalmente un ‘milite ignoto’, che Raffaella aveva ribadito, senza offesa per il Milite Ignoto, solo per dire che ‘se non si sono accorti dopo quasi 50 anni di televisione di una cosa di questo tipo, è uguale, non mi fregio di questo, ma mi fregio di un cuore pieno di persone che mi vogliono bene.’
È così. Noi ti vogliamo bene, Raffaella. E anche questo Natale quando dalle casse partiranno le tue hit, e saremo già tutti oltre la soglia dell’accettabile tasso alcolemico e di una esilarante ed indecorosa felicità, lo grideremo ballando.