La Trilogia Danco, che ripercorre un ventennio del lavoro di Eleonora Danco, raccoglie tre fra i suoi più significativi atti unici: dEVERSIVO (2017), NESSUNO CI GUARDA (2000) e DONNA N°4 (2011), tutte produzioni di successo del Teatro di Roma che ha negli anni sostenuto la creatività di questa artista dalla sorprendente e fluviale autorialità.
Gli spettacoli sono scanditi dalle intense musiche scelte da Marco Tecce, che compongono una colonna sonora scenografica tra spazio e parola. Tre figure femminili in conflitto. Tre corpi in lotta. Un linguaggio fisico e visionario. Questi gli ingredienti del trittico con cui Eleonora Danco calca il palcoscenico in due tranches: dal 27 novembre al 2 dicembre con dEVERSIVO, produzione del Teatro di Roma e record d’incasso al Teatro India nell’ottobre 2017. Ispirato all’opera di Robert Rauschenberg, lo spettacolo si impernia sulle tre vite di un unico personaggio: una performer combattiva, una scrittrice in crisi, una regista che non riesce a concludere nulla. La lotta per la conquista del palcoscenico, in conflitto con la vita intima creativa. Lo spettatore viene trascinato in un mondo ipnotico dove l’intero palco del Teatro India si trasforma in un tappetto volante che sorvola una Roma immobile nel tempo. Un alternarsi di bellezza e rifiuto. «Quando scrivo da sempre il mio riferimento è un pittore. Un artista. Parto dall’immagine. L’impatto. – dichiara Eleonora Danco – Di Rauschenberg avevo visto i lavori solo in fotografia, poi 3 anni fa a New York mi trovo davanti una sua opera. Strati di memoria, un gioco di prospettive un assembla-mento di frammenti, scarti. Qualcosa di assolutamente libero, potente, divertente. Era lui l’artista necessario per dEVERSIVO, un testo con tanti strati di materia. Rimanere in superficie. Abolire i contenuti, i significati. Seguire una specie di alterazione sensitiva, visiva. Continua. Per realizzare la regia ho seguito quello che mi provocava e trasmetteva la sua opera. È stata una vera lotta ma anche il ritrovare una fecondità che credevo dispersa. Una luce nuova nel seguire le cose».
Dal 4 al 9 dicembre completa la trilogia l’accoppiata dei due atti unici. NESSUNO CI GUARDA, ispirato alla pittura di Jackson Pollock, il suo secondo spettacolo scritto nel 2000. Qui ad essere al centro sono i condizionamenti ricevuti nell’infanzia in relazione alla vita adulta. La protagonista sogna di essere bambina, vuole fare il bagno sulla spiaggia ma la madre le impone di aspettare le 11, pena la morte. Non riesce più a uscire di casa, rimane sospesa tra la vita adulta e la vita del ricordo, l’infanzia: diventa suo padre, sua madre, lei bambina, lei adolescente. Un cortocircuito continuo tra memoria e realtà. Uno slancio verso la vita e l’impulso a distruggerla. Un testo che si scaglia contro le imposizioni ricevute nell’infanzia. Si tratta dello spettacolo che ha poi ispirato N-CAPACE, primo film di Eleonora Danco e vincitore di 2 menzioni speciali al Film Festival di Torino. «La prima volta che ho visto un’opera di Pollock ho avuto una scossa. Era cervello sbattuto contro una parete. Un impatto tanto intimo quanto ossessivo. Violento, ipnotico. – così si esprime la regista e attrice – Ho scritto NESSUNO CI GUARDA con i libri delle sue opere davanti agli occhi, per mesi. Per ogni personaggio seguivo un suo colore. Un’apparente casualità in un percorso matematico ossessivo. Niente si doveva fermare. Ho usato il corpo come fosse l’inconscio del personaggio per dare vita alle immagini del testo. Il palco era una tela, il percorso spazio-tempo di un essere umano».
Segue DONNA N°4, scritto nel 2011 per la Triennale di Milano, lo spettacolo è ispirato all’opera di Francis Bacon ed esplora il rapporto fra il cibo e l’essere umano. La guerra al cibo, alla società, a se stessi. Donna N°4 vive nella penombra contorcendosi su una poltrona, il flusso d’immagini di un personaggio ossessivo, che attraverso il cibo vuole cancellare la memoria dal suo corpo. Annientare i ricordi. Il cibo diventa motivo di scontro con l’esterno, con la realtà urbana: nelle librerie, nei musei, sotto la metro, ovunque si può mangiare, sempre. Esemplare il suo grido accorato: «E’ molto chiaro che qui si muore ma non di fame!». «Come trattare la relazione tra cibo ed essere umano? – questa la domanda da cui è partita Eleonora Danco – Un soggetto femminile che poteva essere anche maschile, in Bacon ho trovato l’impatto necessario per trattare il mondo interiore inconscio di DONNA N°4. Gli spazi, le stanze, il rosa di Bacon, il viola di alcune sue opere. Lavorare sul corpo scenico. Bacon tratta l’immagine senza riguardo esistenziale. Quasi non ci fosse la possibilità di avere legami. La stessa lotta, la stessa deformità interiore di DONNA N°4. Un movimento continuo ai margini del cervello».
Temi universali: il lavoro, l’infanzia, il cibo. Attraverso personaggi vitali quanto sgretolati, incompleti, inconsapevoli di essere qualcosa. Una scrittura ricca di humor e di provocazione.