Quindici anni fa il regista iraniano Asghar Farhadi ha trascorso un periodo nel sud della Spagna. Durante questo viaggio, in una città ha visto diverse foto di un bambino affisse ai muri. Quando ha chiesto chi fosse, ha saputo che era un bambino scomparso e che la sua famiglia lo stava cercando. Ed è lì che è nata l’idea di Todo lo saben, titolo originario di Everybody Knows. Il nuovo film del regista, premio Oscar per Una separazione, presentato in concorso al Festival di Cannes, è una storia ambientata in un piccolo paese nel centro della Spagna dove le relazioni tra le persone sono diverse da quelle che ci sono tra gli abitanti di una città.
La diva di Everybody Knows è Penelope Cruz che interpreta il personaggio di Laura, una donna che non ha avuto una vita facile. Con i suoi due figli, ma senza il marito, Alejandro (Ricardo Darín), fa ritorno nel suo villaggio natale, in Spagna, per partecipare al matrimonio della sorella. Il ricongiungimento di Laura con la famiglia e Paco (Javier Bardem), l’amico della gioventù (e forse molto di più) sarà interrotto da un evento imprevisto che la costringerà a rivelare un segreto che trascina da anni come un peso enorme. Per lei è un trauma. “Asghar mi ha parlato di questo progetto circa cinque anni fa, anche se da allora la storia è molto cambiata”, racconta Penelope Cruz. “In un certo senso, la famiglia del film è una sorta di metafora di quello che accade intorno a noi. Come dice la poesia di Djalal al-Din Roumi che ho scoperto durante le riprese del film grazie a un altro amico iraniano, “se un membro della famiglia soffre, tutti soffrono”. Per me, questa poesia racchiude il senso del film.”
Anche fuori dall’Iran, Farhadi rimane fedele al suo universo narrativo dove ha sempre cercato di raccontare come in determinate circostanze, i non detti, i segreti troppo a lungo nascosti riescono a distruggere la normalità anche delle coppie più solide e a scoperchiare le ipocrisie delle persone cosiddette “per bene”. Come nei suoi film precedenti, Anche Everybody knows parla quindi di rapporti tra individui, del modo in cui le persone interagiscono tra loro, del passato che riaffiora, delle crisi familiari e di come quel passato può avere delle conseguenze sulla nostra vita attuale. “La famiglia è il riflesso dell’intera società – spiega il regista – un microcosmo fatto di silenzi, traumi, segreti e divisioni.”
Eppure c’è qualcosa che non funziona. Il film di apertura della 71esima edizione del Festival di Cannes si rivela un melodramma travestito da thriller psicologico. La trama non sembra reggere bene il gioco tensivo e di suspense dove la forsennata ricerca di una soluzione costringe il regista a far ricorso a colpi di scena forzati e ad espedienti da soap opera. Il cast di lusso non aiuta granchè. Perchè se Javier Bardem emana una luce e una semplicità che somigliano a una forma di saggezza caricata all’inverosimile, Penelope Cruz strappa una risata di troppo nel ruolo della “mater dolorosa”.