Unica pellicola italiana in concorso a Cannes 2025, Fuori di Mario Martone tenta di catturare l’anima contraddittoria e radicale di Goliarda Sapienza, autrice postuma di culto de L’arte della gioia. Ma lo fa scegliendo una via obliqua: niente parabola biografica classica, bensì un racconto impressionista concentrato su un breve e oscuro momento della sua vita, dopo un breve arresto per furto a inizio anni ’80.
Valeria Golino incarna una Sapienza disillusa, fragile e tagliente, affiancata da una magnetica Matilda De Angelis e da una sorprendente Elodie. Le dinamiche tra queste donne, tutte ex detenute, svelano un mondo dove la vera reclusione forse inizia proprio “fuori” dal carcere. Martone, insieme alla sceneggiatrice Ippolita Di Majo, costruisce un film libero ma anche sfuggente, più attento all’atmosfera che alla profondità narrativa.
La fotografia di Paolo Carnera e la Roma vuota di metà agosto regalano momenti di grande suggestione visiva. Ma il film lascia fuori molto: il passato politico e artistico di Sapienza, le sue origini familiari, la sua fiamma creativa. Fuori non è il ritratto definitivo — forse non lo vuole essere — ma un invito sincero a riscoprire un’autrice impossibile da imbrigliare. E in questo, riesce.