La storia degli 883 torna alla ribalta con una serie targata Sky Studios e Groenlandia, un’operazione nostalgica ma assolutamente imperdibile che si propone di rispolverare i sogni di una generazione cresciuta a cavallo tra gli anni ’90 e 2000. Hanno Ucciso l’Uomo Ragno – La leggendaria storia degli 883, ideata e diretta da Sydney Sibilia, sbarca su Sky e NOW dall’11 ottobre. È un viaggio a ritroso che ripercorre la nascita di un mito musicale che ha segnato un’epoca, mettendo in scena il cammino di due ragazzi di provincia, Max Pezzali e Mauro Repetto, i quali, tra speranze e delusioni, hanno cambiato la faccia della musica italiana.
Il racconto prende forma in otto episodi, esplorando l’ascesa degli 883 con un taglio narrativo che unisce la commedia al dramma, partendo dai banchi di scuola. Max, interpretato con delicatezza da Elia Nuzzolo, è il classico ragazzo timido, amante di fumetti e canzoni, mentre Mauro, portato sullo schermo con verve da Matteo Oscar Giuggioli, è l’anima energica e visionaria che lo spinge a sognare in grande. Il loro incontro con Claudio Cecchetto, il produttore che ha segnato un’era, diventa il catalizzatore di una rivoluzione musicale che tutt’oggi riecheggia.
Sibilia, coadiuvato da Alice Filippi e Francesco Ebbasta, sceglie di raccontare la storia come un vero e proprio romanzo di formazione, focalizzandosi sulle emozioni e le contraddizioni di una generazione che ha vissuto l’epoca analogica come l’ultima frontiera dell’autenticità. Pavia, con le sue nebbie e le sue strade provinciali, diventa così il set ideale, simbolo di un’epoca e di un luogo in cui i sogni si costruivano senza filtri e senza l’interferenza dei social network.
C’è un realismo palpabile nei dettagli: i Ciao truccati che corrono per le vie cittadine, le cassette che passano di mano in mano, le prime note di una musica che, più che suonare, racconta. Max Pezzali, che ha collaborato attivamente al progetto, ha voluto imprimere nella serie un realismo mai forzato, arricchendo la narrazione con ricordi personali e aneddoti che ricostruiscono fedelmente l’atmosfera dell’epoca. La sceneggiatura, firmata da Francesco Agostini, Chiara Laudani e Giorgio Nerone, va oltre la semplice biografia: trasforma la storia della band in una sorta di mito moderno, in cui verità e finzione si mescolano per creare una narrazione epica, sospesa tra reale e immaginario.
Le canzoni degli 883, come veri e propri capitoli musicali, accompagnano il racconto, scandendo le tappe della crescita dei protagonisti con un linguaggio universale che parla di amori, amicizie e sogni infranti. Sibilia cattura con precisione il potere immortale di quei brani, capaci di raccontare un’epoca e di continuare a emozionare. È come se ogni episodio fosse costruito intorno a una colonna sonora che ancora oggi risuona nella memoria collettiva di chi ha vissuto quegli anni.
Hanno Ucciso l’Uomo Ragno si propone come una dramedy capace di evocare quel senso di appartenenza che solo la musica riesce a creare. La serie ci guida con delicatezza, senza forzature, in un viaggio verso un’epoca in cui i sogni erano tangibili e autentici. Come afferma Max in un momento cruciale: “Il nostro superpotere sono i nostri sogni, e non li abbandoneremo mai”. Ed è proprio questo il messaggio che la serie vuole lasciare: un’eco potente che, oggi come allora, ci ricorda che dietro ogni grande canzone si nasconde sempre una storia di amicizia e speranza.