Con la solennità degna di una grande celebrazione artistica, oggi si apre la trentanovesima edizione del Romaeuropa Festival (REF), e già nell’aria si respira l’entusiasmo di chi sa che l’arte, in ogni sua forma, troverà un palco da cui risplendere. Dal 4 settembre al 17 novembre, Roma si trasformerà in un mosaico di creatività, ospitando 100 progetti di danza, musica, teatro, arti digitali e molto altro. È un inno alla collaborazione e alla scoperta, con 300 repliche in 20 spazi della capitale e oltre 700 artisti pronti a lasciare il loro segno.
Il Teatro Costanzi, elegante e maestoso, apre le porte ad un momento storico: per la prima volta il celebre Ballet de l’Opéra de Lyon, guidato dall’eclettico Cédric Andrieux, arriva al REF con una proposta capace di far dialogare generazioni e stili. Il doppio programma prevede due coreografie apparentemente lontane, ma unite da un filo invisibile di creatività e innovazione: la leggendaria BIPED di Merce Cunningham, intrisa della forza sperimentale del suo tempo, e Mycelium del giovane talento Christos Papadopoulos, che esplora il microcosmo della natura con una coreografia ipnotica.
Il contrasto tra la storica impronta di Cunningham e l’avanguardismo di Papadopoulos è un atto di coraggio che il festival accoglie con naturalezza. La danza qui diventa più di un linguaggio, si fa ponte tra passato e futuro. Gavin Bryars, con la sua musica per BIPED, offre una colonna sonora sospesa tra minimalismo e intensità, mentre le note elettroniche di Coti K per Mycelium trascinano il pubblico in una dimensione onirica e pulsante. Come un sottobosco che cresce invisibile sotto i nostri piedi, anche il festival svela il suo cuore pulsante solo a chi ha occhi e orecchie per percepire le vibrazioni più sottili.
Ma il REF non si ferma alla danza. Quest’anno l’evento si apre con un sentito omaggio al genio musicale di Ryuichi Sakamoto, una delle figure più influenti nel mondo delle colonne sonore e delle sperimentazioni sonore. La Brussels Philharmonic, diretta da Dirk Brossé, rende onore a questo maestro indiscusso con Music for Film all’Auditorium Parco della Musica, un vero e proprio viaggio sonoro nelle immagini che Sakamoto ha impreziosito con la sua musica.
Come se non bastasse, la proiezione di Opus di Neo Sora al MAXXI, accompagnata da un concerto live, aggiunge una dimensione cinematografica che travolge il pubblico, immergendolo in una fusione tra visivo e uditivo. È in momenti come questi che il Romaeuropa Festival dimostra la sua capacità di trasportarci oltre il visibile, in quel territorio indefinito dove i sensi si fondono e l’arte diventa esperienza totale.
Quando la tradizione incontra la sperimentazione
L’anima del festival vive anche nei suoi eventi più audaci e originali. Outsider di Rachid Ouramdane esplora i confini dell’identità, mentre Tucidide. Atene contro Melo di Alessandro Baricco, accompagnato dall’imponente suono dei 100 Cellos, riscrive la storia antica con uno sguardo contemporaneo. E poi c’è Beethoven 7 di Sasha Waltz, che reinterpreta la settima sinfonia di Beethoven con una danza che trasuda energia e forza espressiva, arricchendo la proposta culturale del festival con un tocco di assoluta maestria.
Non solo grandi maestri: il REF dedica ampio spazio anche ai nuovi talenti, confermandosi una piattaforma per la sperimentazione. La Pelanda del Mattatoio diventa il cuore pulsante delle nuove tendenze con la rassegna LineUp!, che porta alla ribalta nomi emergenti come Any Other e Santamarea, esplorando le frontiere della nuova canzone italiana. E poi c’è Digitalive, uno spazio interamente dedicato alle arti digitali, con artisti come 33EMYBW e Luwei pronti a ridefinire il concetto di performance attraverso l’uso innovativo delle tecnologie.
Il Romaeuropa Festival 2024 non è solo un luogo di celebrazione, ma un laboratorio di futuro, dove il pubblico diventa testimone della continua evoluzione dell’arte. Con una programmazione così vasta e varia, il REF si conferma ancora una volta un faro per le arti performative contemporanee, capace di unire passato e futuro, tradizione e avanguardia, in un unico, magico respiro.
In una città che pulsa di storia come Roma, il festival riesce a ricordarci che l’arte, in fondo, è la vera voce del nostro tempo, capace di farci sognare e riflettere, ogni volta come fosse la prima.