The Sweet East, opera prima del direttore della fotografia Sean Price Williams, presentata prima a Cannes 2023, dove ha vinto l’Audience Award al Biografilm Festival 2024, poi al Biografilm Festival 2024, per poi arrivare prossimamente nelle sale italiane con I Wonder Pictures. Il film mostra i diversi volti di un’America che sembra a tratti la caricatura di sé stessa. Il film racconta la storia di Lilian (interpretata da Talia Ryder), una studentessa della Carolina del Sud che, durante una gita scolastica a Washington D.C., decide improvvisamente di staccarsi dalla sua classe e intraprendere un viaggio solitario lungo la East Coast degli Stati Uniti. Lungo il cammino, Lilian incontra una serie di personaggi improbabili e strane comunità, ognuna delle quali vive una realtà alternativa nel nostro presente. Questi incontri la portano ad affrontare situazioni paradossali e a scoprire molto di sé stessa. L’idea del film è nata dal desiderio di esplorare un viaggio di formazione che fosse unico, bizzarro e profondamente umano, mostrando al contempo una varietà di sfaccettature dell’America contemporanea.
Questo viaggio suona davvero affascinante e pieno di sorprese. Qual è il messaggio principale che desideravi trasmettere con questo film?
Il film vuole essere un romanzo di formazione sui generis. Lilian è una sorta di Alice nel paese delle meraviglie moderna, che si imbatte in persone destinate a cambiare la sua prospettiva del mondo. Il messaggio centrale è l’importanza dell’apertura mentale, della curiosità e dell’assenza di pregiudizi nel percorso di crescita personale. Attraverso i vari incontri di Lilian, ho voluto ritrarre un’America che, sebbene a tratti sembri una caricatura di sé stessa, è piena di meraviglie e contraddizioni. È un invito a guardare oltre le apparenze e a vivere con più intensità e consapevolezza.
Parliamo un po’ di questi personaggi. Chi sono e come influenzano il viaggio di Lilian?
Ogni personaggio che Lilian incontra ha un ruolo cruciale nel suo percorso di crescita. Ad esempio, il giovane punk che la salva da un attentatore in un locale rappresenta una sorta di angelo custode ribelle. Poco dopo aver lasciato la mia classe, mi sono ritrovata in un locale underground a New York. Lawrence, il professore neonazista interpretato da Simon Rex, è un personaggio complesso e contraddittorio che sfida le aspettative di Lilian con la sua gentilezza e rispetto, mettendola di fronte a dilemmi morali.
Poi c’è l’incontro con i due registi indie
Molly e Matthew mi ingaggiano come protagonista di un film. Questo incontro mi ha aperto a nuove prospettive sul mondo dell’arte e della creatività. E infine, c’è il gruppo di islamisti appassionati di musica elettronica, che le mostra un lato inaspettato della cultura contemporanea. Ogni incontro è un tassello che contribuisce a formare l’identità di Lilian.
In che modo?
All’inizio del film, Lilian è intrappolata in una vita apatica, molto legata al suo smartphone e distaccata dalla realtà circostante. Man mano che il viaggio prosegue, Lilian si risveglia dal torpore che caratterizza molti giovani della Generazione Z. Ogni incontro e ogni esperienza la portano a scoprire nuove parti di sé stessa, diventando sempre più consapevole e aperta al mondo. La sua evoluzione è un risveglio graduale alla vita reale, un passaggio dall’apatia alla curiosità, dalla paura alla coraggiosa esplorazione del mondo.
Lillian, sei stata definita una sorta di “Alice nel paese delle meraviglie”. Ti ritrovi in questa descrizione?
Ho imparato a non avere paura dell’ignoto e l’importanza di ascoltare le persone senza pregiudizi. , proprio come Alice, mi sono lasciata trascinare dalle meraviglie che il mondo ha da offrire.
Il tuo viaggio sembra un trip allucinogeno, ma senza droghe. Come descriveresti questa avventura?
È stata un’esperienza intensamente psichedelica, ma naturale. mi hanno portato a vedere la realtà con occhi diversi, quasi come se fossi in un sogno ad occhi aperti. È stata un’avventura che mi ha trasformata profondamente .Ogni incontro, ogni esperienza che ho vissuto durante il mio viaggio era come entrare in un mondo nuovo e straordinario. Questo viaggio mi ha permesso di scoprire chi sono veramente. Ho imparato ad ascoltare, a essere aperta e a non avere paura di andare controcorrente. Mi ha insegnato che la vita è troppo breve per essere vissuta con il pilota automatico e che è importante prendere rischi per scoprire il mondo e noi stessi.
Hai qualche consiglio per i giovani che, come te, si sentono intrappolati nella monotonia?
Sì, il mio consiglio è di seguire sempre la propria curiosità. Non abbiate paura di allontanarvi dalla zona di comfort e di esplorare l’ignoto. La vita è piena di sorprese e meraviglie che aspettano solo di essere scoperte. E soprattutto, non dimenticate di ascoltare e imparare dalle persone che incontrate lungo il cammino.