Due ore e mezza di musica con trenta brani, uno per ciascun artista, senza interruzioni. Da “Bomba o non bomba”, che segna l’inizio della loro collaborazione con l’album congiunto “Theorius Campus” del 1972, ai classici come “La leva calcistica della classe ’68”, “Rimmel”, “Generale”, “Sotto il segno dei pesci”, “Notte prima degli esami” e “Roma capoccia”. Ognuno interpreterà le canzoni dell’altro, con uno spazio dedicato a un omaggio a Lucio Dalla tramite una cover della sua “Canzone”. Il livello dell’esibizione è eccezionale, selezionando il meglio dei loro repertori già leggendari.
Una serie di concerti che ha portato con sé cambiamenti significativi. Ogni esibizione si è trasformato in un richiamo all’impatto di certi brani non solo sulla storia della musica italiana, ma anche sulla nostra cultura condivisa. Inoltre, ha cambiato la percezione del pubblico nei confronti dei due artisti. Vedere De Gregori accanto a Venditti ha evidenziato come anche lui, spesso considerato un cantautore più elitario, sia in realtà un artista “del popolo” alla pari del suo compagno. D’altro canto, osservare Venditti, criticato per la sua svolta più popolare negli anni ottanta, accanto a De Gregori ha permesso di riscoprire la profondità di alcune sue canzoni spesso sottovalutate, come la magnifica “Modena”.
In sintesi, questo tour è diventato un evento mitico, un’occasione in cui i due artisti sono entrati definitivamente nel cuore del pubblico. Nonostante le divergenze passate, il loro rapporto di amicizia è emerso in modo tangibile. Anche se in scaletta mancano brani che contenevano frecciatine reciproche, come “Piano bar” del 1975 di De Gregori o “Francesco” del 1978 di Venditti, la storia ha levigato gli spigoli più duri, trasformandola in una narrazione unica.