La poeta Patrizia Cavalli, scomparsa nel giugno 2022, è protagonista alla 80 Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
È stato presentato in anteprima il documentario a lei dedicato, Le mie poesie non cambieranno il mondo, curato da Annalena Benini e Francesco Piccolo, in arrivo nelle sale il 14 settembre.
Venezia 80: Il titolo del documentario fa riferimento alla raccolta d’esordio di Patrizia Cavalli
La raccolta d’esordio di Patrizia Cavalli, edita da Einaudi nel 1974, contiene la poesia che ha dato il titolo al documentario. I due registi hanno realizzato un ritratto intimo, ironico e libero di Patrizia Cavalli. La poeta amata da Elsa Morante incarna la modernità, anche pop, della poesia italiana contemporanea, l’amore per la parola e per la performance. La sua storia è il viaggio di una donna totalmente libera, bisognosa di pubblico e di amicizia, bisognosa di giocare seriamente con la vita. Una ragazza che fugge dalla provincia e dalle regole ordinarie per diventare, avanti e indietro nel tempo, regina di se stessa.
Ma cosa vuol dire l’intrinseca modestia del titolo?
Un’affermazione fine a se stessa? Ironia irriverente? Nel documentario il temperamento di Cavalli impone un tono giocoso mentre tenta di spiegare come si potrebbe amare il mondo, o amare nel mondo, indipendentemente dal fatto che cambierà o meno. “Le mie poesie non cambieranno il mondo” ci proietta in un regno chiuso, recintato e pigro che dà origine all’amore. Restiamo lì fermi e storditi, a guardare le idiosincrasie del poeta dal buco della serratura.
La qualità irresistibile della sua voce che sembra deviare di qua e di là punta dritto ad un assunto: “l’amore può dissolvere – anche se sempre solo brevemente in un momento languido – la distinzione di sé”. “La parola “languore” occupa un posto di rilievo nel lessico di Patrizia Cavalli. Segnala che la consapevolezza poetica nasce nei momenti pigri – spesso in una “casa chiusa, senza niente da fare” – quando la mente è semplicemente alla deriva e il cuore è aperto.
Francesco Piccolo e Annalisa Benini restituiscono il ritratto di una mente geniale che spesso si ingarbuglia nei propri pensieri ma non perde la sua compostezza e il suo umorismo secco anche nei momenti più bui della malattia, improvvisamente assurdi e oscuri, appena percettibili.