Passione critica sarà uno degli eventi della 38. Settimana internazionale della critica, di nuovo guidata dalla delegata generale Beatrice Fiorentino, affiancata da Enrico Azzano, Chiara Borroni, Ilaria Feole e Federico Pedroni. La sezione ospitata all’interno della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, come ogni anno guarda alla contemporaneità come filo conduttore dei titoli in selezione. Sette lungometraggi in concorso che concorrono e due esordi. Nove opere cinematografiche, di cui due esordi, tra oltre cinquecento proposte da ogni angolo del mondo. Senza dimenticare che ifilm della SIC, come tutte le opere prime di lungometraggio presentate nelle diverse sezioni competitive della Mostra (Selezione Ufficiale e Sezioni Autonome e Parallele), concorrono all’assegnazione del Leone del Futuro.
Fillm che danno voce alle registe, come forma impellente di comunicazione in tempi in cui le donne sono ancora molto discriminate nel settore. Spazio anche a forme diverse e “nuove” di narrazione non-fiction accanto a quella ormai consolidata della fiction, con tanto cinema di genere: noir, fantascienza, horror. Tutti, senza eccezione, accostabili tra loro per la voglia di osare sia nelle scelte visive/narrative che per una precisa, lucida e netta presa di posizione. Per la presenza di uno sguardo, appunto.
Sono film che raccontano storie “per tutti”, perfettamente calati nel presente, che non smarriscono il piacere per l’intrattenimento, ma non temono neppure di affrontare la sfida di una provocazione. Ed ecco il documentario italiano, About Last Year, di Dunja Lavecchia, Beatrice Surano, Morena Terranova, con protagonista donne cisgender ospiti nel mondo del ballroom. Fenomeno nato a New York nella comunità LGBT latina e afro-americana, oggi presente e radicato anche in Italia. Qui hanno trovato uno spazio in cui essere padrone del proprio corpo al riparo da giudizi, pregiudizi o provocazioni.
Hoar di Luna Cameron e Life is not a Competition, but I am Winning, è la storia di un collettivo di atleti queer entra nello Stadio Olimpico di Atene con l’intenzione di onorare coloro che sono sempre stati esclusi dal podio dei vincitori. Incontrano Amanda Reiter, una maratoneta transgender che ha dovuto confrontarsi con i pregiudizi degli organizzatori sportivi, e Annet Negesa, un’atleta degli 800 metri che è stata esortata dalle federazione sportive internazionali a sottoporsi a chirurgia ormonale. Insieme creano un’utopia radicale e poetica, lontana dalle rigide regole di genere degli sport agonistici.
Love is a gun di Lee Hong-Chi racconta delle difficoltà che incontra chi ha commesso un errore a reintegrassi nella società. IL passato torna sempre a bussare alla tua porta. Donne, madri e detenute che stanno scontando lunghe pene in una prigione in Cile, sono le protagoniste del bellissimo documentario Malqueridas du Tana Gilbert. coproduzione tra Cile e Germania. E ancora, Sky Peals di Moin Hussain, una riflessione sull’esistenza di altra mondi oltre il nostro, The Vourdalak, il viaggio tetro e sensuale di un giovane marchese nella terra dei Vourdalak, di Adrien Beau e God is a woman di Andrés Peyrot, un manifesto teorico, estetico, politico. A partire dalla ricerca e il ritrovamento di un film perduto e dalla (doppia) osservazione delle tradizioni del popolo Kuna.
Chiude il film di Sébastien Vaniček. Vermin segue gli abitanti dei una palazzina che a seguito di un’invasione di ragni velenosi, dovranno imparare a lottare per la propria sopravvivenza.
Un’edizione quella della Sic che sembra riservare una qualità dei titoli in concorso da tenere in attenta considerazione, rispetto a quelli presentati in concorso.