Il nuovo film di Nanni Moretti, “Il Sol Dell’Avvenire”, nelle sale italiane dal 20 aprile, è un avvincente viaggio attraverso i temi del regista come il cinema, il comunismo, la terapia, le problematiche sentimentali, i problemi familiari e le osservazioni sulla società. Il suo abituale e irresistibile stile sardonico – di cui si erano perse momentaneamente le tracce nel suo film precedente Tre piani (Tre piani) – ritorna attraverso battute con un tocco scintillante di meraviglia.
Il film ambientato nel 1956, racconta la storia del segretario della sezione del PCI del quartiere romano del Quarticciolo che deve capire come reagire all’invio dei carri armati sovietici a Budapest. La produttrice del film è sua moglie Paola (Margherita Buy), che però sta pensando di lasciarlo, anche se Giovanni non lo sa.
Giovanni sta anche scrivendo un film tratto da “Il nuotatore” di John Cheever, e allo stesso tempo immagina di girare un film che racconti la storia quarantennale di una coppia, con tante canzoni italiane a fare da sottofondo.Nonostante la sua facciata irascibile e saccente, Giovanni è un sognatore nel cuore che dichiara: “Voglio fare la storia con i se!”
Il mondo meta-cinematografico presentato da Il Sol Dell’Avvenire, è un chiaro omaggio a Federico Fellini, non solo con un cenno a Intervista nei titoli di testa o l’inserimento di una sequenza de La Dolce Vita, ma anche attraverso il circo- regno a cui Moretti dà il suo tocco personale. Il “Circusz Budavari” condivide il nome con il campione ungherese di pallanuoto che interpretò se stesso nel film del 1989 Palombella Rossa. Ci sono molti riferimenti a se stesso nel quattordicesimo lungometraggio di Moretti. Se in Bianca la sua golosità si esprimeva attraverso un barattolo gigante di Nutella, nel suo ultimo film sceglie un tipo di gelato ben preciso. Un altro dettaglio che attira l’attenzione è come il regista che ha reso iconica la Vespa nel suo Caro Diario, la scambia (solo sul grande schermo) con uno scooter, mentre si aggira di notte per il quartiere Mazzini, con il personaggio interpretato da Mathieu Amalric che loda il suo approccio dicendogli: “Il tuo film è un film sovversivo”.
Il cineasta romano non smette di essere intellettualmente incendiario di fronte ai fenomeni sociali. L’intrattenimento ne Il Sol Dell’Avvenire è una feroce e per ampi tratti farsesca invettiva sulla cultura contemporanea, le reti di streaming e il modo in cui i blockbuster puntano sulla violenza gratuita. Nel film Moretti dà anche un tocco di musical, genere a cui ha mostrato simpatia in passato con la celebre scena del suo film Aprile sul pasticcere trotzkista negli anni Cinquanta. Molte le scene corali, come quella in cui tutti interrompono la loro attività e iniziano a cantare all’unisono, oppure quella dove tutti volteggiano nelle danze Sufi dei dervisci. La musica è un grande omaggio di Nanni Moretti in questo lungometraggio, con brani di Franco Battiato (Voglio Vederti Danzare), Luigi Tenco (Lontano lontano), Fabrizio De André (La canzone dell’amore perduto), Aretha Franklin (Think) e anche Noemi (Sono solo parole).
Ma soprattutto, da schietto uomo di sinistra, non smette di ricordare alle giovani generazioni gli scenari politici e le figure che hanno segnato la storia d’Italia. Ne Il Sol Dell’Avvenire l’indagine cinematografica parte dal titolo, Il sole del futuro, che si riferisce al futuro radioso che attendeva i lavoratori quando si sarebbe realizzato il socialismo. È una metafora tipica dei comunisti italiani del Novecento, che fu usata per la prima volta da Giuseppe Garibaldi.
Sarcastico, cerebrale a tratti stravagante, è probabilmente il film più riuscito di Nanni Moretti. Esprime il suo stile distintivo e contemporaneamente evolve verso una sfera più autocritica e onirica. Come dice Moretti: “Il cinema ci aiuta a pensare alla realtà, ma ci aiuta anche a sognare e se i sogni diventano realtà, è meglio sognare cose belle”.