Licorice Pizza, nei cinema dal 17 marzo, è il tipo di film che ha dato una scossa alla forma film tradizionale mettendo in crisi l’insieme in favore delle singole parti. Una storia di formazione scritta e diretta da Paul Thomas Anderson, a quattro anni di distanza da Il Filo nascosto, che agguanta una trama regolare e la prende a picconate con vari colpi di scena. Al centro un amore proibito, ma quel tabù è solo l’inizio della manipolazione del racconto da parte di Anderson.
Gary Valentine (Cooper Hoffman) è uno di quegli studenti che vagano per i corridoi del liceo facendosi notare a malapena. Sembra un altro giorno noioso nel 1973 nella San Fernando Valley, finché Gary non incontra Alana Kane (Alan Haim), assistente di una fotografa. La coppia quindi intraprende una serie di avventure che in apparenza non sembrano correlati tra loro se non in modo strano.
Come può una star del cinema come Jack Holden (Sean Penn) trovare un punto di contatto con Alana. Invece di seguire la storia di un uomo più anziano che seduce una donna più giovane, Anderson mantiene l’attrazione molto fluida. Non è chiaro se l’attenzione di Holden sia di natura sessuale o solo un ego hollywoodiano che si gonfia come un pesce palla.
L’incontro più strano per la coppia arriva quando aprono un negozio di letti ad acqua. Il modo in cui questi due aprono e chiudono attività commerciali non è mai spiegato chiaramente, ma l’ide ache la chiarezza non è sempre funzionale al racconto è tra i punti fermi della narrazione di Anderson.
Gary e Alana consegnano un letto ad acqua a casa del produttore hollywoodiano Jon Peters (Bradley Cooper). Dopo aver sottolineato che sta uscendo con Barbra Streisand, Peters si lancia in un viaggio che si conclude con uno sfogo violento per aver finito la benzina. E’ tra le scene più affollate di dialoghi strani, comportamenti bizzarri e azioni sconnesse. Una cosa è certa, Anderson è più interessato a mostrarci gli aspetti della vita che entrano in collisione rispetto a quelle che si incastrano naturalmente. Non è un film sulle relazioni ma sull’essenza vertiginosa di una cotta: la sua autoindulgenza, la fantasia e il puro slancio.