Il centro storico di Roma, una delle più belle città del mondo, insieme alle proprietà extraterritoriali della Santa Sede dentro la città e alla Basilica di San Paolo Fuori le Mura, è tra i 55 siti italiani inseriti dall’Unesco nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità.
Il centro storico, racchiuso all’interno delle mura aureliane (a sinistra del Tevere) e delle mura gianicolensi (a destra del fiume), comprende ben 25.000 punti di interesse ambientale e archeologico. Venticinquemila è un numero impressionante, per conoscere bene davvero questo tesoro inestimabile di cultura forse non basterebbe una vita.
Tra i gioielli da ammirare il Parco Archeologico del Colosseo è forse quello più iconico. Si dice che il Colosseo sia l’ombelico del mondo e Roma il suo centro. Addirittura il venerabile Beda, monaco cristiano e inglese del 600 dC, scrisse che «Finché resterà in piedi il Colosseo, resterà in piedi anche Roma; quando cadrà il Colosseo cadrà anche Roma e quando cadrà Roma cadrà il mondo».
Questa citazione spiega bene cosa rappresentasse Roma nell’antichità e quali incredibili pagine tra arte passata, presente e futura possano ancora scriversi. In questo senso si inserisce meravigliosamente la scultura “Anello” creata appositamente dall’artista Francesco Arena, risultato vincitore della V Edizione del bando Italian Council (2019), il programma a supporto della creatività italiana dedicato alla promozione dell’arte contemporanea italiana nel mondo della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, con il partenariato culturale dell’Istituto Italiano di Cultura di Barcellona per la promozione internazionale.
“Il Parco archeologico del Colosseo ha da subito inteso aderire al bando in qualità di ente promotore e ha ottenuto il finanziamento del progetto” – spiega il Direttore del Parco archeologico del Colosseo, Alfonsina Russo. E aggiunge “si tratta di un traguardo importante, un’occasione in cui il dialogo tra archeologia e arte contemporanea suggerisce suggestioni e spunti di riflessione inediti sulla memoria e sul tempo, inaugurando inoltre l’ingresso di un’opera contemporanea nel patrimonio artistico del Parco”.
L’opera è una scultura site-specific, appositamente concepita dall’artista Francesco Arena per il Palatino e trova la sua ideale collocazione nell’area della Vigna Barberini, la ‘terrazza artificiale’ di età imperiale collocata sulla pendice nord est del Palatino che sovrasta l’arco di Costantino e il Colosseo, da cui si gode di una straordinaria vista sulla valle dell’Anfiteatro. Un posto assolutamente magico all’interno di Roma, racchiuso dalle rovine del tempio di Elagabalo, dalla chiesa di San Sebastiano (si dice che proprio qui, nel meraviglioso Ippodromo del Palatino il santo sia stato reso martire) e dal muro di cinta della vecchia tenuta della famiglia Barberini.
La scultura dialoga perfettamente con l’ambiente. Quell’Anello va a cingere una pietra, diciamo una colonna, lasciata orizzontale nel parco. Quel segno della vita che da verticale termina distesa, mortale ma non morta, tanto che la citazione all’interno ci ricorda come ciò che è cosi saldo nella materia, sopravviverà a qualunque cosa.
E’ formata da un anello di bronzo spesso 20 cm, alto 50 cm e con un diametro di 410 cm, esternamente opaco. Nella parte interna, lucidata a specchio, si trova incisa la citazione: THE VERY STONE ONE KICKS WITH ONE’S BOOT WILL OUTLAST SHAKESPEARE (La stessa pietra che calci con lo stivale sopravvivrà a Shakespeare).
La citazione, tratta dal romanzo To the Lighthouse di Virginia Woolf, sintetizza meravigliosamente il nostro rapporto con le cose che ci circondano e che esistono da prima di noi e a noi sopravvivranno; illustra la stratificazione del tempo e la moltitudine di tempi esistenti, il tempo dell’uomo uguale a una manciata di decenni e il tempo della pietra fatto di ere.
Nelle parole della scrittrice inglese l’artista coglie l’anima del rapporto che abbiamo con le cose inanimate e che “usiamo” quotidianamente, per l’appunto una pietra a cui diamo un calcio, apparentemente un oggetto senza alcuna importanza ma che testimonia con il suo resistere nel tempo l’indifferenza della natura nei confronti del nostro passaggio anche quando questo trasforma una pietra in una statua o in una architettura destinata inevitabilmente col tempo a divenire rovina e nuovamente pietra.
La colonna, pertinente all’area archeologica del Palatino, si riflette all’interno della superficie interna lucida della scultura e l’immagine riflessa del manufatto romano, deteriorato dal tempo, è anche leggermente distorta dalle pieghe della saldatura del bronzo. Ne scaturisce un’immagine ancora più interessante, come se il tempo piegasse e distorcesse a piacimento a seconda di come si guarda.
“Siamo felici che l’opera di Arena entri a far parte del patrimonio artistico del Parco archeologico del Colosseo” dichiara e conclude Margherita Guccione, Direttore Generale Creatività Contemporanea. “Stimolerà una profonda riflessione su quanto l’arte del nostro tempo possa attivare un confronto aperto e fecondo tra la storia e il presente. Ci conferma l’importanza di portare avanti e rafforzare Italian Council, uno dei progetti di punta della nostra Direzione Generale, che sostiene la produzione di nuove opere per l’incremento delle collezioni pubbliche e per promuovere a livello internazionale gli artisti italiani. Giunto all’ottava edizione, è prossima l’uscita del nono bando.”
Molto interessante anche il commento di Francesco Arena, che innanzitutto dichiara che l’opera è fatta per essere “usata” ovvero ci si può sedere sopra e che è fatta sia per resistere che per deformarsi con le intemperie, ovvero non sarà più, da qui a qualche tempo, quell’oro brillante che oggi possiamo ammirare. Dialogare con tutto il peso di questa storia addosso non era impresa semplice per Arena che, tra l’altro, riprendendo nel disegno della sua scultura la circolarità, non fa altro che, in qualche modo riprendere il disegno stesso del Colosseo e riabbracciare virtualmente il Mondo, la Terra (checchè ne dicano i terrapiattisti) in quel segno perfetto che è il cerchio, la circolarità, dove tutto inizia e finisce allo stesso tempo. Altre considerazioni dell’artista le ascoltate qui sotto nel video di presentazione.