“La commedia di Gaetanaccio”, capolavoro di Luigi Magni, torna in scena a quarantanni esatti dal suo debutto nel 1978. Nel ruolo che al tempo fu di Gigi Proietti, troviamo Giorgio Tirabassi . E’ lui il nuovo Gaetanaccio, un personaggio realmente esistito. Gaetano Santangelo era un burattinaio ambulante che sulle spalle trasportava il suo castello di marionette sempre in giro per palazzi e piazze ad intrattenere popolani, nobili e prelati. In una Roma papalina e della sua plebe reietta e dimenticata, Gaetanaccio canzonava i personaggi nobili e potenti del suo tempo divertendo il popolo ma inimicandosi chi veniva colpito dalle sue farse, tanto da ritrovarsi spesso in carcere.
Gaetanaccio non scende a compromessi e non si piega ad un editto che ordina la partecipazione al precetto pasquale e vieta ogni espressione considerata lasciva o sovversiva, tra cui le attività culturali “le quali che, quando va bene, nun servono a gnente”. Così mentre altri commedianti ed artisti decidono di emigrare, lui non si arrende e continua ad esprimere il proprio dissenso per le vie di Roma con i suoi spettacoli di marionette infarciti di battute scurrili ed irriverenti. Spera intanto nel suo amore per Nina, attrice disperata ma sognatrice, interpretata da una Carlotta Proietti che è riuscita a farsi apprezzare sia nella recitazione che nel canto.
Le scene di Fabiana Di Marco, le coreografie di Ilaria Amaldi, i fantasiosi costumi realizzati da Santuzza Calì con i suoi cinquanta burattini, evocano l’atmosfera onirica e favolistica della Roma ottocentesca sospesa tra cinismo e romanticismo, tra vita e morte, tra plebe e potenti. Gaetanaccio è soprattutto una commedia musicale. Le bellissime canzoni, composte dal maestro Piero Pintucci, sulle musiche originali di Gigi Proietti e Luigi Magni riarrangiate da Massimo Fedeli, sono caratterizzate da una vena di anticlericalismo derivante dalla convivenza, nel corso dei secoli, con la tirannia di un certo clero più dedito alla gestione del potere che alla cura delle anime. Temi che venivano affrontati sempre in modo satirico e quasi mai in modo rivoluzionario.
Con la regia di Giancarlo Fares, Gaetanaccio si conferma un classico della tradizione popolare in romanesco. Una commedia sincera e brillante che può contare su un cast di attori giovani e talentuosi con due menzioni particolari. Una va a Elisabetta De Vito, nel ruolo della Morte che con la sua lunga falce vuole ribadire la precarietà della vita umana, e l’altra a Carlo Ragone che indossando la maschera di Fiorillo, figlio di Pulcinella, impersona la voce della coscienza.