Dopo 18 anni il regista del Sesto Senso, M. Night Shyamalan,chiude la trilogia tra fumetto e psicothriller iniziata con Unbreakable – Il predestinato del 2000 e Split del 2016 con Glass, in uscita nelle sale dal 17 gennaio.
Nel suo grande successo del 2016, Split, il personaggio di Kevin Wendell Crumb, interpretato da James Mcavoy, è un uomo afflitto da un disturbo di personalità multipla le cui identità più sinistre (collettivamente chiamate “L’Orda”) rapiscono tre ragazze adolescenti. Il loro scopo è quello di utilizzare le ragazze “impure” come nutrimento per un’altra delle personalità di Crumb, una creatura sovrumana chiamata La Bestia. L’ultima ragazza rimasta, Casey Cooke (Anya Taylor-Joy), viene risparmiata dalla Bestia quando quest’ultima nota delle cicatrici sul suo corpo, segno degli abusi subiti dalla giovane durante l’infanzia. Dal momento che Casey ha sofferto, a differenza delle altre ragazze, il suo cuore è puro. “Chi ha sofferto è più evoluto. Gioisci”. le dice la Bestia.
In Unbreakable – Il Predestinato, uscito al cinema in un periodo in cui i cinecomics venivano ancora considerati comunque un prodotto più di nicchia e da nerd, e non godevano della popolarità attuale, M. Night Shyamalan si chiedeva cosa sarebbe accaduto se i supereroi fossero stati reali.
All’inizio di Glass scopriamo che nei 16 anni trascorsi dagli eventi di Unbreakable, David Dunn, interpretato da Bruce Willis, è diventato un vigilante, un eroe a tutti gli effetti, conosciuto come Il Sorvegliante, impegnato a proteggere a tempo pieno i cittadini di Philadelphia con l’aiuto del figlio Joseph (Spencer Treat Clark), ormai adulto. Ma Dunn è una figura controversa ed è ricercato dalla polizia. Il suo successo dipende dalla sua capacità di tenere segreta la propria identità e di stare sempre un passo avanti alla legge. Nel frattempo, le sinistre personalità di Crumb hanno rapito altre quattro ragazze per nutrire la Bestia. La polizia non è stata in grado di trovarle. Sarà Dunn a dover scovare Crumb.
Se Unbreakable smontava i luoghi comuni del mondo dei supereroi, Glass scava fino alle radici stesse del concetto di identità, chiedendosi se noi siamo oggettivamente chi siamo o se invece sia la nostra mente a plasmare e, in definitiva, a determinare la nostra realtà fisica.
Nell’atto finale della trilogia i tre protagonisti sono riuniti. Dunne e Crumb finiscono in un manicomio dove saranno sottoposti alle terapie imposte dalla dottoressa Ellie Staple (Sarah Paulson), specializzata in un particolare tipo di mania di grandezza: quella degli individui convinti di essere personaggi dei fumetti. La dottoressa, però, ha in cura un terzo paziente che mostra lo stesso presunto disturbo, un uomo ricoverato da 16 anni: è Elijah Price, ora costretto su una sedia a rotelle e pesantemente sedato. L’arrivo di Dunn e Crumb offre a Price la magnifica opportunità di liberare non solo se stesso, ma anche la società, rivelando a tutti la verità, ovvero il fatto che tra noi ci siano dei superuomini.
Il film può contare sull’ottima recitazione dei protagonisti, specialmente di McAvoy, che interpreta ancora una volta una dozzina di personaggi distinti. Ci sono tante belle scene come quella in cui Dunn e Crumb si affrontano per poi finire in uno ospedale psichiatrico.Ma è nella clinica che il film si un po’ troppo per le lunghe. La debolezza della scrittura si fa manifesta in una serie di interminabili conversazioni pseudofilosofiche, che si svolgono principalmente su un meta-livello di sottotesti.
Insomma esistono i supereroi? Le risposte fornite da Glass sono, rispettivamente, “non del tutto”, e !quasi”. Non volendo procedere ad un fat checking delle varie ipotesi, si può apprezzate il tentativo di M. Night Shyamalan di progettare una moderna mitologia dei fumetti, qualcosa che andasse oltre l’ampia scelta da cui gli amanti del genere possono attingere. In questo senso, Glass resterà allora impresso nella memoria molto più a lungo degli Avangers, Wonder Woman, Aquaman e compagnia bella.