Era il 6 novembre del 2018, mancavano poche ore alle elezioni di medio termine negli Usa e Joe Kennedy chiedeva un cambiamento che ridesse speranza all’America, annunciando di fatto la sua possibile corsa per le elezioni del 2020. Ha i capelli rossi Joe ed un profilo che ricorda quello di suo nonno Bob, assassinato nel 1968, poche settimane dopo la morte di Martin Luther King. Ecco, il tempo si rilassa d’improvviso e così la pelle dei sogni. Le chiamano coincidenze o semplicemente vogliamo siano tali, segni del destino, per colorare questi tempi grigi. Cinque decadi appena ci dividono da quell’anno, il 1968, che durò invero più di dodici mesi e che ha ancora tante parole d’ordine da suggerire, a bassissima voce alle orecchie, alle anime. Correva il ‘68 e in tutte le lingue del globo si gridava con dire ribelle. I corpi esigevano gestualità scomposte ed affamate di spazio, di amori nuovi, di infatuazioni collettive e di poesia connettiva. Le città vibravano come oceani: onde umane, di donne e di uomini, sbattevano sugli scogli dell’austerità e del bigottismo borghese, scalfivano certezze, stracciandone il velo ammuffito dall’ipocrisia rassicurante. Da quell’anno così lungo, che si fece quasi decennio, fatto di primavere anche in inverno, a est come a ovest, nacquero i miti per chi non ancora nato o troppo piccolo non respirò l’aria fresca e tragica della moltitudine che spalancava finestre sui mondi: Ernesto Guevara, i Black Panther, il Movimento ’77, i cantautori, la beat generation, le radio libere, la liberazione sessuale, gli hippy e l’isola di Wight, i Doors, Jimi Hendrix, la fotografia di denuncia, gli operai e gli studenti, i diritti civili, il pacifismo che non taceva e di più, tanto di più; un troppo che non si riesce a reggere, tanto è il peso di tutte quelle speranze.
E l’Italia? Lo stivale antico visse i giorni di una nuova resistenza, l’ultima prima di invecchiare insoddisfatta e sorda. Con Lettori del 68, documentario a cura di Andrea Felici, scritto da Nunzia Scala con Daniele Titta e diretto da Cristian Di Mattia, ci accomodiamo con garbo in quella dimensione catartica attraverso le narrazioni private di sei personaggi del mondo della cultura, questa intensa nel suo significato più comprensivo: Letizia Battaglia, Massimiliano Fuksas, Piergiorgio Odifreddi, Jacopo Fo, Eugenio Finardi, Wilma Labate. Tutti scavano nei ricordi e cercano tra le parole vagabonde quelle più preziose custodite nei libri che li ispirarono nel momento di giovinezza sfacciata eppure timida, incerta eppure coraggiosa. Petunia Ollister è invece la voce che ci guida negli spazi dei protagonisti, appuntando come spilli i fatti, gli eventi, le curiosità, allestendo piccole scenografie con cimeli da collezione ricomposti in maniera originale, ordinata, elegante, come i frame da instagramer quale è; influencer consumatrice di libri, divenuta tale proprio per aver lanciato l’hashtag #bookbreakfast e per quelle composizioni fotografiche da pop artist che ti ‘iniziano’ la giornata.
In Lettori del ’68, realizzato grazie alla produzione di Stand By Me, protagoniste sono le parole, quelle che compongono gli slogan introduttivi ai sei capitoli, e quelle che compaiono in sovraimpressione, estratte dai libri che accompagnarono ed illuminarono gli artisti e gli intellettuali intervistati. Vietato vietare ci introduce alla ribellione di Letizia Battaglia, la fame di dettagli di sé donna che ritrova nell’Ulisse di James Joyce e nella fotografia. Immaginazione al potere è evocazione dell’impegno politico come atto rigenerativo, creativo e diventa potere delle idee per Massimiliano Fuksas attraverso la complessità immaginifica scoperta in Locus Solus di Raymond Roussel. La vita è altrove per Piergiorgio Odifreddi, nella bellezza e nel rigore della logica e della matematica di un pacifista convinto quale fu Bertrand Russell, autore di una rivelatrice Introduzione alla filosofia matematica. Le barricate chiudono la strada ma aprono la via accompagna alla perfezione La lunga marcia del generale Chu Teh e dei contadini cinesi che per abnegazione e coraggio impressionarono il giovane Jacopo Fo. Siamo realisti pretendiamo l’impossibile suona invece come il verso di una canzone, come quelle che Eugenio Finardi cominciò a scrivere cantando di realtà possibili in un mondo da reinventare, come Arrakis, il terzo pianeta della stella Canopo, descritto in quel capolavoro di letteratura fantascientifica che è Dune di Frank Herbert. Con la felicità è un diritto termina il percorso narrativo seguendo l’evoluzione intima di Wilma Labate, la giovane timida che vive nell’ ‘esplosione di collettività’ sessantottina e che prima attraverso la visione del film, Moderato Cantabile, di Peter Brook, poi attraverso la lettura del libro da cui fu tratto, scritto da Marguerite Duras, prende coscienza di sé e dei quei contesti ribaltati, la storia di molte genti. Lettori del ’68 è tutto questo: sessanta minuti per riavvolgere di cinquant’anni il nastro della storia, godere di un prezioso amarcord, appuntarsi su di un tovagliolo chiazzato di caffè i libri da rileggere.