Nel 2017 l’Onu ha classificato il taser come arma di tortura. Si tratta di un dispositivo molto simile a una pistola. Nessun proiettile ma una scarica elettrica ad alto voltaggio (circa 50mila volt) e a bassa intensità di corrente in grado di immobilizzare un essere umano. Jack Cover, uno scienziato aerospaziale, inventò il Taser negli anni ’70. Secondo le sue intenzioni l’arma avrebbe dovuto essere usata dalle forze di sicurezza in situazioni di emergenza, come i dirottamenti aerei, essendo un’alternativa non mortale alle pistole. “TASER” è l’acronimo di Thomas A. Swift’s Electronic Rifle (in italiano, il fucile elettronico di Tomas A. Swift)
La Axon Enterprise, azienda che ha quasi un monopolio mondiale su questi apparecchi, ha una capitalizzazione di mercato di circa 4 miliardi di dollari. La stessa azienda fino a poco tempo fa si chiamava Taser International, ma ha deciso di cambiare nome per questioni di immagine. Oggi queste pistole sono usate in 107 Paesi in tutto il mondo (tra questi Stati Uniti, Canada, Australia, Brasile, Nuova Zelanda, Kenya, Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Repubblica Ceca e Finlandia), costano in media 1.200 dollari l’una. Su Amazon.com (dunque lo store americano) sono disponibili pistole taser a 297 dollari.
In Italia la sperimentazione della pistola elettrica sarà avviata in sei città (Milano, Padova, Reggio Emilia, Caserta, Brindisi e Catania). Circa duecento agenti avranno l’occasione di utilizzare il taser nelle manifestazioni di piazza, contro chi si agita o chi protesta in modo troppo vivace. Avranno in dotazione un’arma che non è così innocua come molti pensano. Le scosse elettriche possono ammazzare persone che hanno pregressi problemi cardiaci o disturbi neurologici. Ma nessuno può escludere che possano essere fatali su soggetti sani.
In un video diffuso nel 2015, ma ormai non più disponibile, Gavin Free e David Gruchy, esperti di slow motion, mostravano gli effetti drammatici provocati del taser sull’uomo. Nel caso Anzhelo v. Bulgaria, la Corte Europea ha condannato la Bulgaria per violazione del divieto di tortura a causa dell’uso sproporzionato delle pistole taser da parte della polizia bulgara.
Secondo una stima pubblicata dall’agenzia di stampa Reuters che riporta dati fino al 2017, le vittime da taser sono circa mille. Mentre Amnesty International ha più volte denunciato centinaia di morti a causa delle conseguenze della scossa elettrica emanata da un taser. “Ci sono infatti tantissimi casi in cui vengono usati al termine di un inseguimento e dunque quando la persona che viene colpita è in condizioni di stress», ha sottolineato il portavoce di Amnesty International Riccardo Noury in un’intervista a Radio Popolare, «il problema è che non sai chi hai di fronte. Quando non sai chi hai di fronte e usi un’arma come quella rischi di fare un danno molto elevato”.
Ci si chiede: non sarebbe più utile, come proposto da molte associazioni che si occupano di diritti umani, investire nella formazione di un corpo di Polizia in grado di affrontare le situazioni complesse senza ricorrere alla violenza? O ancora in strumenti logistici (autovetture, vestiario, ecc.) non potenzialmente mortali, ma di sicuro impatto sulla capacità di presenza e penetrazione sul territorio?