Silvia Rocchi debutta con la sua prima opera di fiction dal titolo ‘Brucia’ (pubblicato da Rizzoli Lizard). Nei suoi lavori precedenti, la fumettista e illustratrice nata a Pisa nel 1986 si è dedicata soprattutto a personaggi come Alda Merini, Tiziano Terzani e Ettore Majorana dando prova di una sensibilità narrativa volta a leggere a vita degli altri per poi riscriverne la storia. Con Brucia le morti sul lavoro diventano il coraggio artistico per lle morti sul lavoro. ‘Brucia’, però, non tratta solo di morti bianche ma somma livelli narrativi e temi differenti; l’amicizia, il dolore, la quotidianità, si delineano nelle pagine della Rocchi.
Il suo stile grafico è chiaro da subito, vuole aderire perfettamente al racconto: un tratto urgente e mai invasivo, tagliente e malinconico, quasi veloce e frettoloso ma in realtà profondo e pensato.
Perché ‘Brucia’ racconta qualcosa di urgente, qualcosa che l’autrice non può evitare di narrare. La scelta del bianco e nero è perfetta, anche perché fa da contrasto all’unico colore presente, nella parte centrale del libro, l’arancione, che rappresenta le fiamme e la tragedia.
Silvia Rocchi sceglie di raccontare gli anni ’80 e di ‘giocare’ quasi con l’asse temporale per rivivere un vissuto che le appartiene o che, comunque, appartiene ai luoghi che l’hanno vista crescere.
Abbiamo incontrato la Rocchi, durante la presentazione di ‘Brucia’, a Bari ospite di SPINE Temporary Small Press Bookstore.
Perché hai scelto il tema delle morti sul lavoro, e perché proprio gli anni ’80?
Quando ho iniziato a scrivere la storia, ho scelto una situazione per il primo capitolo, poi ho pensato ad un salto temporale di venti anni in cui le protagoniste non si vedono e infine sono arrivata ad un terzo momento in cui una delle due scrive una lettera all’altra. Volevo che questo fosse plausibile, che le protagoniste avessero vissuto un arco temporale per poi giungere al 2000. Quindi il 1981 è una data quasi casuale ma sicuramente in quegli anni l’Italia ha vissuto una ripresa economica incredibile e quindi mi sembrava la giusta scelta.
Le morti bianche, purtroppo, sono la cosa più brutta che possa accadere, in un contesto “normale”, quotidiano. La grande ripresa degli anni ’80 era segno, certamente, di un aumento del lavoro ma non della sicurezza sul lavoro. Tra l’altro è un tema ancora attuale e mi premeva parlarne, anche se ‘Brucia’ non è solo questo; in esso, infatti, si sommano e si fondono più temi e più piani narrativi.
Più piani narrativi come il racconto di un’amicizia femminile tra una ragazza sposata alle soglie di una controversa maturità e una ragazza alla fine dell’adolescenza. Come nasce questa scelta?
Nonostante queste differenze, volevo che emergesse la complicità del loro rapporto. Ho voluto raccontare un legame che diventa quasi sorellanza, che è però continuamente messo in discussione dalla realtà che le circonda. Volevo raccontare la vita quotidiana, i rapporti umani e amicali che nascono (e a volte finiscono) vicino a noi.
La Rocchi, infatti, riesce a tratteggiare un mondo fatto da piccole differenze di status ma dove non esiste più l’idea della lotta di classe. Infatti Tamara, studentessa adolescente alla ricerca dei primi amori, è figlia dei dirigenti dell’acciaieria dove lavora Maria, una giovane donna che sogna una vita diversa, insoddisfatta dal lavoro alle dirette dipendenze della mamma di Tamara. Sarà la fabbrica, dunque, a fare da sfondo alle loro vite, alle tensioni sociali e a ridisegnare il loro rapporto. Lo farò a caro prezzo però, sconvolgendo la loro vita.
Hai voluto, dunque, raccontare di rapporti quotidiani nei quali puoi e possiamo ritrovarci. E lo stesso vale per l’ambientazione molto vicina al tuo mondo. Come mai?
La provincia è un po’ il mio punto di inizio nelle storie, mi piace disegnare e ambientare i miei racconti in luoghi che conosco e che ho vissuto. Per me è stato molto importante crescerci e quando disegno un pino è un pino di quelli che stanno sopra la casa dove sono cresciuta, quando è una strada, sarà una di quelle strade serali mezzo illuminate che collegano un paese all’ altro e così via.
Molti sono gli interrogativi che ‘Brucia’ riesce a stimolare e Silvia Rocchi è riuscita a tenere tutti gli argomenti in perfetto equilibrio portando il lettore a scorre fluidamente le pagine sino alla fine perché travolto dal lavoro della giovane illustratrice.
Provare per credere!!!
BRUCIA
di Silvia Rocchi
Rizzoli Lizard, ottobre 2017
brossura, 160 pp., b/n
18,00 €