Rivoluzione Napoletana, 1799: E’ in questo momento storico che si svolge l’incontro tra un carnefice e la sua vittima. Il primo veste i panni sporchi, laceri e consunti della lazzara Janara che si accinge a preparare il pasto per sé e la sua famiglia. Dovrà cucinare un gentiluomo giacobino che il marito le ha portato quel giorno. Nel più totale degrado del fondaco in cui la donna vive, parlando lingue completamente diverse, i due mondi cominciano a dialogare nell’eterno gioco di Eros e Thanatos, dove i loro ruoli paiono ad un certo punto ribaltarsi, dove il ribrezzo iniziale cederà il posto alla pietàs. L’idea libertaria del prigioniero francese si sublima quando decide di fare un gesto che forse potrà liberare la donna dal giogo sotto cui la tiene da anni il padre-padrone che l’ha sposata, ingravidata, ripetutamente abusata. Due vittime, due ruoli dai quali riusciranno forse a liberarsi seppur in modi diversi.
Susy Del Giudice è la straordinaria interprete di Janara: dramma, comicità e grottesco si incrociano in questo personaggio dando vita ad una recitazione potente, intensa e a tratti struggente. La incontriamo nella sua casa romana dove vive con il marito, Giovanni Esposito, regista di questo lavoro teatrale.
I: cosa è stato più faticoso nell’interpretare questo personaggio?
R: La fatica maggiore nell’interpretare questo personaggio è stata quella di cercare di entrare a pieno nel suo mondo e soprattutto nel suo quotidiano, proprio perché molto lontano dal mio, per fortuna!
I: Come ti sei preparata al ruolo? Quanto c’è di tuo?
R: inizialmente ho pensato bene di diventare una carta bianca, lasciando tutto nelle mani del regista (l’attore Giovanni Esposito alla prima regia teatrale ndr). Mi sono fidata e affidata a lui. Penso in questo modo di aver giocato un po’ d’astuzia conquistandomi così la sua fiducia e, conseguentemente, cercando di dare un po’ di mio al personaggio, cosa inevitabile per un attore. E’ nata una coesione perfetta. Spero.
I: la “lengua”: non ti ha preoccupato il fatto che per un non napoletano sia difficile comprendere i pezzi recitati in dialetto antico?
R: Ianara sa parlare solo nel suo dialetto, il napoletano. Un napoletano arcaico, come è giusto che sia visto che la vicenda si sviluppa nell’anno 1799. E’ stata dura anche per me che sono napoletana: certi vocaboli mi erano sconosciuti e difficili da pronunciare. Durante le prova a tavolino ci siamo resi conto che era il caso di “perdere” tempo per una vera e propria ricerca sul modo di parlare del personaggio affinche nel momento in cui Susy/Ianara andava a dire quelle battute con quei termini oramai chiari, sarebbe stato più facile farli arrivare ad un pubblico napoletano e non. Ovviamente arricchendo poi il tutto con sguardi, gesti e intenzioni giuste per essere ulteriormente compresi.
I: il Giacobino è Giulio Cancelli, un attore del nord. Come ti sei trovata a lavorare con lui e su cosa avete costruito il vostro affiatamento vista la distanza geografica che vi separa?
R: Giulio è fantastico! Ci siamo conosciuti il primo giorno di prova e ci siamo “presi” subito. Ad entrambi piaceva il testo e quando c’è affiatamento il gioco è fatto, non ci sono più distanze geografiche. Adesso in camerino io parlo triestino lui in napoletano!
Una cosa lasciamela dire: ho impiegato oltre 10 anni per riuscire ad interpretare il ruolo di Ianara. Sapevo che Giovanni Esposito era il regista perfetto per mettere su una così difficile ma meravigliosa piéce teatrale. Adesso che ho realizzato questo sogno (perché di un sogno si trattava) spero di poterlo portare in giro per altrettanti 10 anni. Penso e spero che uno spettacolo come questo, intenso e impressionante, a tratti comico, sia senza età e che si possa portare dovunque. Sia in Italia che all’estero.
E noi che lo abbiamo visto auguriamo lunga fortuna a “Il Baciamano” che andrà in scena al Teatro Sala Moliere (Pozzuoli) il 28 e il 29 Aprile – prenotazioni e info salamoliere@libero.it