In A casa tutti bene, in sala dal 14 in oltre 500 copie, Gabriele Muccino riflette sulla condizione di una grande famiglia vissuta al riparo di una maschera di ipocrisia fino al momento in cui gli argini si rompono. Per festeggiare e farsi festeggiare sulla stessa isola in cui si era sposata 50 anni prima, Alba raccoglie intorno a se e a suo marito i tre figli Carlo Paolo e Sara, generi e nuore ma anche cugini vicini e lontani, un’anziana zia e nipoti adolescenti.
Ma quando una tempesta impedisce ai traghetti di ripartire, tutti rimangono bloccati sull’isola per tre lunghi giorni. Questa convivenza forzata riaccende e fa esplodere tensioni sopite o anestetizzate dal tempo e lascia emergere irrequietezze, infelicità, frustrazioni, tradimenti e gelosie con cui tutti, condividendo spazio e tempo senza possibilità di fuga, saranno costretti a misurarsi”.
Ma prendiamo Muccino per quel che è. Il suo cinema si crogiola nel sentimentalismo assurdo ed esasperato e nel desiderio di dramma per indagare la complessità dell’animo umano. “Tutti noi possiamo fingere di essere migliori di quello che siamo – dice il regista. “Seguire dei codici di comportamento, regole e buone maniere che guidano le nostre azioni, ma solo per un tempo limitato. Se questo spazio si estende si entra in una zona non protetta in cui le dinamiche di facciata saltano e vengono alla luce quelle delle nostre vere nature che possono portare a conflitti, confronti, esternazioni anche furibonde, ma anche innamoramenti inaspettati».
Il rischio era tuttavia quello di perdersi nel tema trito e ritrito della famiglia disfunzionale. Tolstoj ha già detto tutto sull’argomento con il suo celebre incipit a Anna Kareniana, “Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è invece disgraziata a modo suo”. E che dire di Wes Anderson che è entrato di prepotenza nell’immaginario collettivo grazie a film su famiglie strampalate, disarmoniche e disastrate.
Al centro della famiglia disfunzionale di Muccino c’è invece un universo di donne emotivamente instabili. Troviamo quelle che straparlano e si accapigliano, quella che dà di matto perché deve confrontarsi con una scomoda “ex” per rivendicare un suo ruolo prioritario, quella che è frustrata e stanca della realtà matrimoniale e ancora quella che si ostina a non volere vedere le evidenti infedeltà del marito.
Ma su tutte c’è Alba, interpreta da Stefania Sandrelli, che nel film è madre, moglie e nonna. Lei è quel tipo di donna a cui se chiedi come riesca a sopportare i tradimenti del marito, risponde “le donne sono fatte per sorreggere il mondo”. Un eufemismo per dire che le donne sono create per sorreggere gli uomini.