Luca Miniero è un caparbio esploratore di ciò che è stato girato all’estero. Ad un mese dalle elezioni, esce il nuovo film del regista napoletano dal titolo “Sono tornato”, il remake del tedesco ‘Lui è tornato’ del 2015 diretto da David Wnendt e tratto dall’omonimo bestseller di Timur Vermes in cui viene raccontato il ritorno di Adolf Hitler nella Germania moderna.
Nelle sale giovedì in 400 copie, il film di Miniero immagina il ritorno di Benito Mussolini impenitente e immutato a 80 anni dalla sua scomparsa. Massimo Popolizio, perfetto nella postura quanto nella voce, è il duce che scambiato per un brillante comico, diventa involontariamente protagonista di un documentario che lo porterà a girare l’Italia per raccogliere gli umori degli italiani di oggi. Accanto a lui c’è il reporter Frank Matano. In breve tempo il redivivo Mussolini diventa protagonista di uno show in tv e inizia seriamente a progettare un modo per riconquistare il potere.
“Mussolini non è un alieno – avverte Miniero in conferenza stampa. Il film non parla della figura storica del Duce ma parla del nostro paese, di oggi. Non intende rifargli un processo, la storia lo ha già giudicato, ma bensì capire la reazione degli italiani al personaggio di Mussolini. Il Duce torna in un paese che, nel 2018, è già populista come lui, anche a causa dei media”.
Il Duce è semplicemente scioccato. Perché la TV italiana è piena di reality TV spazzatura e frivoli programmi di cucina? L’educazione della gente non rappresenta il primo compito dello stato? Gli italiani senza figli non sono, lentamente ma inesorabilmente, fisicamente sostituiti da una marea potenzialmente infinita di umanità africana?
Tra opera di finzione e documentario, sono molte le scene in cui Mussolini sfila in città, davanti a persone realmente ignare delle telecamere. Gli italiani sembrano felici di lamentarsi della crescente presenza di immigrati e musulmani. Molti affermano che il voto è inutile e la democrazia è una farsa.
“Ho scelto di girare interviste in stile candid camera per evidenziare i sentimenti politici degli italiani – prosegue Miniero. “Ebbene non sono pochi quelli che nutrono nostalgie inestricabili rispetto a quel passato”.
Anche se Sono Tornato può apparire indigesto, realizza qualcosa di abbastanza significativo: rivelare la terribile indulgenza degli italiani nei confronti del fascismo. Viene così emergendo una rappresentazione, se non proprio benevola, della storia dell’esperienza fascista, come una vicenda più comica che tragica, una sorta di istrionica farsa di simulazione collettiva, recitata per vent’anni dagli italiani, sotto una dittatura personale che tutto sommato non avrebbe fatto gran danno all’Italia.
“Gli Italiani , a differenza dei tedeschi – spiega ancora Miniero – non hanno mai del tutto fatto i conti con il loro dittatore. Come se avessero dimenticato la lezione della storia”.
E’ impossibile tuttavia non interrogarsi sulle motivazioni di un’operazione del genere. Qualsiasi film che ritragga Mussolini o i fascisti comporta sempre un rischio: quello di umanizzarli o di renderli affascinanti. Questo perché il Duce rappresenta ancora qualcosa di profondo nell’anima degli italiani.
In un’Europa che vira pericolosamente verso la destra estrema, venire a patti con Mussolini non è solo un problema italiano, ma in realtà un problema paneuropeo, probabilmente una componente necessaria per riarmarsi psicologicamente e sopravvivere nel caso tornasse davvero. E intanto Alessandra Mussolini, che ha già visto il film, ha detto di essersi divertita ed emozionata.