Dai colori ritrovati di Cirano a un’esplosiva Chaplin-mania, passando per l’ospitalità “letale” di Keaton: la 44ª edizione è un tripudio di risate, meraviglia e musica dal vivo. Circa 200 film, 13 sezioni, una sola regola: lasciarsi travolgere dalla magia del cinema che non ha bisogno di parole. Dal 4 all’11 ottobre, al Teatro Verdi di Pordenone, si accende il grande schermo delle Giornate del Cinema Muto, il festival che trasforma il silenzio in arte, grazie a proiezioni uniche e partiture eseguite dal vivo dai migliori musicisti del mondo.
L’apertura è col botto: sabato 4 ottobre debutta in anteprima mondiale il restauro mozzafiato del Cirano di Bergerac (1923) di Augusto Genina. Un film che torna a vivere con i suoi colori originali—imbibizioni e stencil che sfidano il tempo—e con la nuova partitura orchestrale firmata da Kurt Kuenne, diretta per l’occasione da Ben Palmer con l’Orchestra da Camera di Pordenone. Uno spettacolo nello spettacolo.
Chiude la rassegna, con una replica extra il 12 ottobre, Our Hospitality di e con Buster Keaton, la leggenda muta che fa ridere anche le pietre. Un film d’azione, commedia e poesia ambientato tra le faide degli Appalachi, accompagnato dalla partitura firmata dal compositore sloveno Andrej Goričar e suonata dall’Orchestra of the Imaginary. Prima, però, Keaton sarà già protagonista della pre-apertura a Sacile con The Cameraman e la Zerorchestra. Un doppio appuntamento con il genio del corpo comico per eccellenza.
Ma il cuore della 44ª edizione batte forte per Charlie Chaplin. A lui è dedicata la più ampia retrospettiva dell’anno, un omaggio che è anche una dichiarazione d’amore. Chaplin-mania è il titolo e il filo rosso che unisce imitatori, cartoon, filmati rari, cinegiornali d’epoca e perfino home movies inediti concessi dal Chaplin Office. Il tutto sotto la curatela di Steve Massa e Ulrich Rüdel, che promettono: “non solo Chaplin al centro, ma Chaplin come lente attraverso cui esplorare le meraviglie comiche del mondo”. Ciliegina sulla pellicola: il restauro del MoMA di Shoulder Arms (1918), capolavoro pacifista, che dialoga con Soldier Man (1926) di Harry Langdon.
Con una programmazione densa, varia e internazionale, le Giornate si confermano uno dei festival più autorevoli e amati al mondo, crocevia di cineteche, ricercatori, musicisti e appassionati. Non è solo cinema muto: è un’utopia collettiva che ogni anno si rinnova. Come dice Jay Weissberg, direttore artistico: “una terapia cinematografica per ritrovare, insieme, un sorriso umano”.