A dare forma allo spazio intorno a sé, la voce polifonica dell’attrice, Fanny la Monica, in grado di calarsi nei panni di Giuliana Diacono, una giovane storica, docente e ricercatrice universitaria, specializzata nelle storia orale. E’ lei la protagonista dello spettacolo “Buone Pratiche Con Le Fonti Orali”, andato in scena dal 28 al 31 Marzo e dal 4 al 7 Aprile al Teatro Tordinona di Roma. Intorno a Giuliana si spalancano i buchi neri della nostra coscienza collettiva per rievocare un passato che si attualizza nel “qui e ora” .
Una serietà di argomenti che percepiamo non solo negli abiti di scena dell’attrice (camicia, scarpe e pantaloni neri) quanto proprio nell’impostazione registica, è funzionale ad una pièce teatrale molto complessa su uno dei periodi più bui della storia repubblicana: “Gli anni di piombo”. In una scena ridotta all’essenziale da Claudio Lopez, troviamo la vicenda di Roberto Mannucci (Giovanni Sansonetti),ex attivista di Autonomia Operaia con qualche precedente penale. Un uomo intrappolato nel limbo del suo idealismo estremo che lo ha spinto in gioventù a lottare per la Giustizia più che per la Libertà.
Il confronto con Giuliana, animato dall’utilizzo della gestualità e delle luci di Massimiliano Maggi, permetterà a Mannucci di compiere un viaggio a ritroso nel decennio di lotte che lo hanno reso vittima del suo tempo e allo spettatore di rielaborare una tragedia prima intima e poi collettiva, facendola resistere alla rimozione del tempo. La capacità di coinvolgere gli spettatori va senz’altro riconosciuta al regista Christian Angeli e ad un testo che virando lontano dallo scoglio della didascalia, si intreccia su due piani temporali della narrazione. Dal presente si viaggia in quel periodo e poi si ritorna di nuovo ad oggi. Un escamotage scenico che consente di rievocare un giorno maledetto e di ricostruire pezzi di vite interrotte.
Mentre sullo sfondo, tra Giovanna e Roberto, incombe il fantasma della madre di Giuliana, Anna Cianca, con il quale lei ha sia l’obbligo che il bisogno di confrontarsi, sul palco prende vita un’umanità senza virtù, né vero coraggio, né gloria durevole ma ancora in grado di possedere un libero arbitrio per reagire all’
Il risultato finale è un prodotto veramente originale ed intenso, espressione di un teatro che continua ad essere luogo di denuncia senza mai rinunciare alla produzione di emozioni.