Dopo la presentazione in anteprima mondiale il 28 aprile al Bif&st, torna in sala il 21, 23 e 24 maggio “Ultimo Tango a Parigi”, con Marlon Brando e Maria Schneider. Girato nel 1992, il capolavoro di Bernardo Bertolucci è il film italiano più visto di tutti i tempi nel nostro paese (con 15.623.773 spettatori), uno dei più famosi e discussi della storia del cinema, l’unico che abbia subito la ‘condanna al rogo’.
La trama è nota. Paul è un americano di mezza età trapiantato a Parigi, sconvolto dal recente suicidio della moglie. Vagando per la città incontra per caso la giovanissima Jeanne, in un appartamento in affitto che i due si trovano a visitare insieme. Follemente attratti l’uno dall’altra, fanno l’amore nell’appartamento vuoto e prendono una decisione che segnerà le loro vite: affittano la casa come pied-à-terre segreto e danno il via a una relazione esclusivamente sensuale. Giurano di non dirsi mai i loro nomi e di continuare a ignorare tutto delle rispettive vite, cercando nel sesso l’unica risposta possibile al conformismo del mondo circostante.
“Scelsi Brando dopo i rifiuti di Jean-Louis Trintignant, che non voleva recitare nudo”, rivela Bertolucci in un incontro con i giornalisti. “Poi arrivò quello di Jean Paul Belmondo che considerava il film pornografico e poi di Alain Delon, che avrebbe accettato solo a costo di esserne anche il produttore, ciò che avrebbe provocato un conflitto di interessi per me inaccettabile. Quando qualcuno, una sera a cena a Piazza Navona, mi fece il nome di Brando trovammo il modo di rintracciarlo e farlo venire per due o tre giorni a Parigi”.
Candidato a due premi Oscar a Bertolucci e Brando, Nastro d’Argento per la miglior regia, Ultimo Tango a Parigi ha segnato un’intera generazione ed è oggi considerato un vero film cult. Alla sua presentazione americana al Lincoln Center, il 14 ottobre del 1972, il film fu salutato dall’autorevole critica del New Yorker Pauline Kael come «una pietra miliare nella storia del cinema come accadde per la storia della musica il 29 marzo 1913 – la sera della prima rappresentazione della Sagra della Primavera». Considerato una vera e propria provocazione, in grado di precorrere i tempi, il film colpì profondamente gli spettatori, generando entusiasmo ma anche sconcerto e accesi dibattiti con furiose polemiche che portarono alla sua messa al bando.
Il regista subì una sentenza per “offesa al pudore”. Racconta: Io, il produttore Alberto Grimaldi e Marlon Brando fummo condannati a due mesi di carcere, che poi non facemmo perché eravamo incensurati. Ma qualche tempo dopo, andando a richiedere il certificato elettorale all’anagrafe, scoprii che tra le pene accessorie c’era anche la sospensione per cinque anni dei diritti civili e che quindi non potevo votare. Questo mi ferì profondamente”.
Solo nel 1987 il film fu giustamente riabilitato e, superate le accuse di oscenità, venne messa in risalto la drammaticità esistenziale, celata dietro l’erotismo esplicito.
La versione restaurata è opera del CSC-Cineteca Nazionale in collaborazione con Grimaldi Film Productions e Metro-Goldwyn-Mayer Studios, con la supervisione di Vittorio Storaro (per l’immagine) e di Federico Savina (per il suono) che ha curato la colonna sonora originale in cui nei loro dialoghi, alternano l’inglese e il francese, dando senso anche ad alcuni giochi di parole. Le indimenticabili musiche sono di Gato Barbieri.