Alla base del nuovo progetto di Raffaele Curi, promosso dalla Fondazione Alda Fendi – Esperimenti, c’è una convinzione semplice e radicale: la spiritualità può essere un atto rivoluzionario. Un modo per opporsi all’egoismo, all’omologazione, alla distrazione del presente, riscoprendo la fragilità e la grazia di essere umani.
Nasce così “Preghiera per andare in Paradiso con gli asinelli – Omaggio a Francis Jammes”, il primo capitolo di una trilogia che animerà gli spazi di Palazzo rhinoceros a Roma fino al 12 aprile 2026. Il ciclo proseguirà in primavera con un lavoro ispirato all’Asino d’Oro di Apuleio e si concluderà nell’autunno successivo con un tributo a Marina Abramović.

L’asino come simbolo di umiltà e saggezza
Al centro di questo primo “action set” c’è l’asino, figura ricorrente nella tradizione cristiana e letteraria, simbolo di bontà, pazienza e umiltà. Per Curi, è un animale che racchiude la sapienza silenziosa e la dignità della fatica.
L’artista si ispira alla celebre poesia “Preghiera per andare in Paradiso con gli asini” del poeta francese Francis Jammes, che immaginava il proprio ingresso in Paradiso in compagnia di questi animali miti e puri, guidato dagli angeli verso la pace eterna.
“Nel mondo di oggi nessuno parla più di fede,” spiega Curi. “Io la riconosco in questa poesia che porto con me dall’infanzia. L’asinello è semplice e buono, un personaggio che appartiene anche alle favole. È una presenza amica.”
Un percorso tra luce, poesia e materia
L’esposizione si apre al piano terra con un colpo d’occhio sospeso tra sogno e visione: una folla di asinelli che fluttuano nell’aria, tra nuvole tridimensionali di carta velina, fogli a quadretti e pan biscotto, accompagnati dalla voce di Curi che recita Jammes.
Salendo al primo piano, la scena si trasforma: un fascio di luce investe il visitatore in un’atmosfera paradisiaca, dove un asino glorificato campeggia al centro di una scenografia ispirata ai capolavori di Guido Reni e Giotto. Due pali telegrafici con fili d’epoca collegano piccole figure di asinelli sospese, come messaggeri celesti in viaggio tra terra e cielo.
Il percorso prosegue tra bagliori di “luna piena” e la lettura integrale della poesia in italiano e inglese. Al quarto piano, una grande fotografia di Francis Jammes domina la parete, accompagnata da un testo di Matteo Veronesi, poeta e critico letterario, che riflette sul pensiero spirituale e visionario dell’autore francese. Nel cavedio nero, infine, scorrono immagini ravvicinate di celebri Natività, in dialogo con la dimensione sacra e terrestre dell’asino.

Un omaggio a Francis Jammes
Con questo progetto, Curi riporta l’attenzione su Francis Jammes (1868-1938), voce gentile del simbolismo minore e poeta delle piccole cose. Jammes seppe raccontare la meraviglia quotidiana e la fede come sentimento naturale, in dialogo con l’amico Paul Claudel, che lo spinse alla conversione cattolica. Nel 1917 ricevette il Gran Premio di Letteratura dell’Accademia Francese per l’insieme della sua opera.
La visione di Alda Fendi
“Rivivere la poetica di Jammes – racconta Alda Fendi – significa riscoprire una religiosità fuori dal tempo, ancorata al senso più atavico e ingenuo del divino. Una spiritualità che non ha bisogno di dottrina, ma di stupore.”
La fondazione che porta il suo nome continua così a intrecciare arte, filosofia e sperimentazione, proseguendo il dialogo tra linguaggi e generazioni che dal 2001 anima rhinoceros, lo straordinario edificio firmato da Jean Nouvel nel cuore di Roma.
Articolato su sei piani, il palazzo si ispira ai Passages parigini di Walter Benjamin, con ambienti che si fondono e si contaminano, accogliendo installazioni, performance, e riflessioni sul contemporaneo.
L’ingresso, come sempre, è gratuito, nel segno dell’apertura e della condivisione che da anni contraddistinguono la missione culturale di Alda Fendi e della sua Fondazione.


















