La collaborazione tra il Romaeuropa Festival e la Fondazione Teatro di Roma si rinnova con un passaggio simbolico di testimone al Teatro India, dove il 13 e 14 novembre debutta in prima nazionale Atomica, la nuova creazione di Muta Imago. Dopo queste prime date, lo spettacolo prosegue dal 15 al 23 novembre all’interno della stagione del Teatro di Roma.
Il duo artistico formato da Claudia Sorace (regista) e Riccardo Fazi (dramaturg e sound artist) continua a indagare i temi che da sempre attraversano la loro ricerca: la memoria, il tempo, l’identità. Dopo Tre Sorelle e Ashes — con cui hanno ottenuto importanti riconoscimenti, tra cui il Premio Ubu 2021 — Sorace e Fazi tornano con un lavoro che riflette sulla fragilità dell’essere umano di fronte al potere della tecnica e della distruzione.
Il punto di partenza è il carteggio tra Günther Anders e Claude Eatherly, pilota dello Straight Flush, l’aereo che il 6 agosto 1945 diede il via libera al bombardamento atomico di Hiroshima. Anni dopo, incapace di convivere con il peso morale di quell’azione, Eatherly sprofonda in una spirale di colpa e alienazione. Nel 1959 riceve una lettera da Anders: da quell’incontro nasce un intenso scambio epistolare che diventa riflessione sull’etica, la responsabilità e la possibilità di redenzione.
Muta Imago rilegge oggi quel dialogo alla luce del presente, interrogando l’eredità di Hiroshima e la nostra relazione con le nuove forme di potere tecnologico. Sul palco, Gabriele Portoghese dà voce a un Claude tormentato e in fuga da se stesso, mentre Alessandro Berti interpreta un Anders lucido e visionario, attraversato da una tensione morale che non smette di interrogarci.

L’azione si svolge in uno spazio mentale, sospeso tra il prima e il dopo della deflagrazione: un paesaggio in cui memoria e percezione si confondono, e le colpe del passato sembrano riverberare sul futuro. In scena, un oggetto tecnologico indefinibile — a metà tra reperto e visione — diventa il simbolo del potere ambiguo della tecnica: un presagio che lega la bomba atomica alle intelligenze artificiali contemporanee, evocando la parola giapponese pikadon, “lampo e fragore”, che racchiude il trauma originario di Hiroshima.
Le voci dei sopravvissuti alla tragedia attraversano lo spazio come un coro di coscienze, un’eco che ritorna a ricordare ciò che è stato e ciò che rischia di ripetersi.
Sorace e Fazi raccontano di essere tornati a questo progetto dopo più di dieci anni: “Quando abbiamo riletto quelle lettere, ci siamo accorti che il mondo era cambiato. Un tempo la bomba atomica era un tabù, oggi se ne parla con leggerezza. Questa mutazione del linguaggio e della percezione è uno dei motori dello spettacolo”.
Con le musiche originali di Lorenzo Tomio, le luci di Maria Elena Fusacchia, le scene di Paola Villani e la consulenza letteraria di Paolo Giordano, Atomica costruisce un viaggio poetico e sonoro che interroga la distanza tra la nostra potenza tecnologica e la responsabilità morale che essa richiede.
Negli anni Cinquanta, filosofi come Anders, Arendt e Heidegger avevano già avvertito il pericolo di una tecnica capace di superare l’uomo che l’ha creata. Oggi, nell’epoca dell’intelligenza artificiale, quella riflessione torna urgente. Atomica mette in dialogo la bomba di ieri con le tecnologie di oggi, la distruzione con la creazione, la colpa con la consapevolezza.
Ma più di tutto, Atomica è la storia di due uomini e del loro incontro: un legame fragile e necessario, distruttivo e salvifico, in cui l’umanità si rispecchia nella propria ombra, cercando ancora una volta di capire fino a che punto può spingersi.

















