Non sono molte, ma ci sono. Alla 82ª Mostra del Cinema di Venezia, le registe donne che firmano film in concorso e fuori concorso arrivano da contesti geografici e artistici molto diversi. Alcune sono nomi consolidati del cinema d’autore, altre si affacciano con forza nel panorama internazionale. Le loro opere raccontano storie di perdite, ossessioni, prigionie, apprendistati e desideri, attraversando i generi con libertà. Ecco i loro film.
The Voice of Hind Rajab – Kaouther Ben Hania
Tunisia, Francia / 89’
Nel cuore dell’inferno di Gaza, la giovane Hind Rajab resta intrappolata sotto i bombardamenti. Il film della regista tunisina è un’evocazione intensa e metacinematografica che unisce documentario, fiction e memoria sonora. Una bambina invisibile diventa simbolo della resistenza umana.
À pied d’œuvre – Valérie Donzelli
Francia / 92’
Un architetto deve confrontarsi con un’opera incompiuta e con il proprio passato. Donzelli costruisce una narrazione intima e stratificata, giocata su spazi pubblici e traumi privati. Il lavoro, in questo caso, diventa anche il racconto di una ferita.
The Testament of Ann Lee – Mona Fastvold
Regno Unito / 130’
Nel New England del XVIII secolo, una donna sente la voce di Dio e fonda la comunità religiosa degli Shakers. Il nuovo film della regista norvegese-americana è una meditazione mistica sulle origini di una fede radicale e sul rapporto tra corpo, spirito e potere.
Silent Friend – Ildikó Enyedi
Germania, Francia, Ungheria / 145’
In un giardino botanico, un ricercatore si interroga sul significato della coscienza. Enyedi, già regista di Corpo e anima, torna con un’opera filosofica e visionaria, dove piante, scienza e sentimenti si intrecciano nel tentativo di decifrare l’invisibile.
Il rapimento di Arabella – Carolina Cavalli
Italia / 107’
Arabella è una giovane donna che si sente fuori posto in ogni contesto. Quando scompare improvvisamente, la sua assenza mette a nudo le ipocrisie della comunità. Il secondo film della regista di Amanda conferma uno stile tagliente e malinconico, tra satira sociale e disagio generazionale.
Un anno di scuola – Laura Samani
Italia, Francia / 102’
Nell’arco di un anno scolastico, un gruppo di bambini attraversa amicizie, paure e piccole epifanie. Dopo Piccolo corpo, Samani torna a lavorare con i corpi e le emozioni dell’infanzia, in un racconto corale e sensibile che esplora l’apprendimento come scoperta reciproca.
Nuestra tierra – Lucrecia Martel
Argentina, USA, Messico, Francia, Paesi Bassi, Danimarca / 119’
In un territorio segnato dalle estrazioni minerarie, una comunità indigena lotta per la sopravvivenza e il riconoscimento. Il documentario di Martel osserva la resistenza collettiva come gesto quotidiano, in equilibrio tra la contemplazione del paesaggio e la precisione politica.
The Tale of Sylian – Tamara Kotevska
Macedonia del Nord / 80’
Dopo il successo di Honeyland, Kotevska firma una fiaba contemporanea ambientata ai margini dell’Europa. Sylian, bambino sensibile e curioso, si avventura in un mondo in trasformazione, tra fantasmi del passato e nuove possibilità.
Baba wa al-Qadhafi (My Father and Qaddafi) – *Jihan K.
USA, Libia / 88’
Un viaggio personale alla scoperta della figura del padre, ex membro dell’entourage di Gheddafi, e delle contraddizioni di una nazione divisa. Jihan K. intreccia l’autoritratto e l’inchiesta storica, con un linguaggio intimo e frammentato.
Marc by Sofia – Sofia Coppola
USA / 97’
Un ritratto inedito di Marc Jacobs, tra moda e identità. Coppola costruisce il documentario come un mosaico emotivo, riflettendo sul legame tra creazione artistica e rappresentazione pubblica. Il montaggio frammentario restituisce lo stile del designer come linguaggio personale.
Cover-up – Laura Poitras (con Mark Obenhaus)
USA / 115’
Un’inchiesta sulle coperture istituzionali e le verità negate. La regista premio Oscar per Citizenfour torna con un’indagine rigorosa e inquietante sul ruolo dei media e degli apparati di potere. Un film che prosegue la sua ricerca su informazione e sorveglianza.
Broken English – Jane Pollard (con Iain Forsyth)
Regno Unito / 96’
Il racconto di un amore fallito, osservato attraverso frammenti di conversazioni registrate e immagini in super8. Pollard firma un’opera poetica e sonora, dove la nostalgia diventa linguaggio e la memoria si fonde con la finzione.