Dopo essere stato presentato al 74° Festival di Locarno e al TFI Torino Film Industry in occasione del 40° TFF, Monte Verità di Stefan Jäger arriva al cinema dal 29 Giugno con Draka Distribution.
Il dramma storico svizzero di Stefan Jäger ambientato nel 1906 a Locarno evoca in modo eccellente il suo tempo. L’arte moderna, la danza e la letteratura sono di gran moda nei circoli dell’alta borghesia. La psicologia va di moda e Hanna (Maresi Riegner) cerca una via di fuga dal suo ruolo di moglie e madre borghese nel quale si sente relegata. Decide di lasciare Vienna e la sua famiglia per raggiungere la comunità che ad Ascona, in Svizzera, si riunisce sul monte Monescia ribattezzato Monte Verità. In questo luogo di libertà, abitato da artisti e gente di ogni provenienza, l’idea della “Nuova Donna” – liberata nell’abbigliamento, nella parola e nel comportamento – sembra spalancarle la strada verso la realizzazione personale e artistica.
Mentre trova conforto in questa comunità, le fotografie di Hanna delle donne nella sua cerchia evocano minuziosamente fotografie storiche del Monte Verità. Il suo vestito ampio e il viso sempre più lentigginoso mostrano i segni di uno stile di vita libero dai vincoli della famiglia e da un marito che da sempre osteggia la sua passione per la fotografia.
Monte Verità non risparmia dettagli nella sua evocazione della colonia di artisti. Tuttavia, le sue osservazioni sul (dis)empowerment femminile e su una nuova era scientifica e artistica all’epoca rivoluzionaria con ampie sfumature in particolare per quanto riguarda i personaggi maschili, anche se alcuni mancano di intuizione empatica o la interpretano con ostentazione. Il film, nelle sale dal 26 giugno, evoca sinceramente i temi e le tragedie popolari dell’epoca nella cieca certezza della propria virtù, speranza e capacità di rinascita.
Forse il Monte Verità avrebbe potuto spingersi oltre la superficie di questa piccola era di illuminismo, attingendo ai temi della liberazione e dell’esplorazione per smascherare le menzogne e le ipocrisie che spesso si nascondono sotto la facciata. Il film rimane una splendida lettera d’amore per un breve, brillante momento in cui le possibilità sembravano infinite e l’arte rivendicava a buon diritto la sua capacità di trasformare il mondo.