Salutato dalla critica come uno dei migliori film inglesi dell’anno, After Love è il sorprendente esordio alla regia di Aleem Khan, applaudito a Cannes alla Semaine de la Critique e trionfatore ai British Independent Film Awards con sei premi.
Protagonista del film è Mary (Joanna Scanlan) felicemente sposata con un uomo musulmano e convertita all’Islam. Quando all’improvviso resta vedova, Mary scopre per caso che il marito aveva una relazione segreta con un’altra donna in Francia, dov’era spesso per lavoro: la sconvolgente rivelazione la spinge ad andare a conoscere la sua rivale.
Amore, famiglia, segreti e bugie convivono in un racconto che nelle intenzioni del regista intende svelare i moti più nascosti dell’animo.
Con After Love, nelle sale italiane dal 10 febbraio, Aleem Khan racconta di aver voluto esplorare il modo in cui costruiamo la nostra idea di identità e per chi la costruiamo. La narrazione procede piana, la trama procede nelle pieghe delle espressioni di Mary. A bordo del traghetto attraverso il canale, Mary assiste all’erosione e alla caduta di un’ampia sezione delle iconiche scogliere bianche di Dover, una bella metafora della propria identità in rovina dopo la morte del marito.
Ai dialoghi Aleem Khan preferisce i lunghi silenzi per raccontare i momenti cruciali del film e l’imprevedibilità di ciò che resta dopo l’amore. E’ una storia profondamente umana della ricerca di identità sulla sterile scia della morte. Mentre Mary indaga più a fondo nella vita privata della famiglia francese, tenta di vivere indirettamente una vita da cui è stata esclusa e di cui ora desidera ardentemente far parte, assegnandosi una nuova identità.
E’ una scelta narrativa funzionale alla linea di pensiero principale del film, porsi domande sull’identità personale e in particolare sull’identità imposta a un individuo dalla religione.
I personaggi del film si trovano coinvolti in relazioni in cui verità, morale, bugie e inganni sono intrecciati fatalmente e spesso si trovano a infrangere il proprio codice etico. Il regista non condanna o giudica nessuno di loro. A noi spettatori lascia il compito di decidere se Mary si sia spinta troppo oltre e quello anche più arduo di ripensare alle proprie relazioni e alle bugie che si dicono alle persone che amiamo.