Nell’autunno del 1907, un giovane artista spagnolo mostrò ai suoi amici parigini un nuovo dipinto. Erano così inorriditi dalla violenta decostruzione delle regole convenzionali della figurazione artistica che lo nascosero per un decennio. Non sarebbe stato mostrato in pubblico fino al 1937. Eppure è un dipinto che ha cambiato il corso della storia dell’arte. L’artista era Pablo Picasso. Mentre il dipinto apre in flashback il documentario avvincente e illuminante di Phil Grabsky, dal titolo “Il Giovane Picasso”.
Il capolavoro è Les Demoiselles d’Avignon, il cui titolo non è un omaggio alla città francese, ma alla via di Barcellona famosa per i suoi bordelli. Sebbene Picasso non dimenticasse mai le sue radici, il dipinto fu influenzato da Cézanne’s Bather’s, dalle sculture e dai dipinti esotici di Gauguin e dalle maschere e statue africane che Picasso vide nel Museo dell’umanità di Parigi al Trocadero. Un punto di riferimento nella storia dell’arte, l’opera d’arte del 1907 segna il passaggio di Picasso alla stagione cubista e non assomigliava a niente che avesse mai fatto prima.
Picasso ha avuto una carriera lunga, di successo e prolifica ma sappiamo molto poco della sua formazione. Cosa ha portato un ragazzo nato in una famiglia borghese di Malaga nel 1881 e battezzato Pablo Diego José Francisco de Paula Juan Nepomuceno Maria de los Remedios Cipriano de la Santísimo Trinidad Martyr Patricio Ruiz y Picasso, a diventare uno degli artisti più famosi della storia? Al centro del documentario, tre città che ebbero un ruolo fondamentale nella vita dell’artista: Málaga, Barcellona e Parigi.La prima, Malaga, è la città natale di Pablo, quella dove scoprì la sua passione per l’arte, dipingendo all’età di otto anni il suo primo quadro: una corrida, naturalmente. La seconda, Barcellona, è il luogo dove Picasso cominciò la Scuola di Belle Arti e ne contrastò subito l’accademismo, innamorandosi invece dell’architettura della città e dell’eclettismo di Gaudì. Attratto dai Preraffaeliti, Picasso deciderà poi di recarsi a Londra, ma non la raggiungerà mai. Perché la tappa intermedia a Parigi diventerà cruciale: qui, gli incontri con artisti e collezionisti saranno fondamentali per la sua attività artistica, alimentando l’indole del pittore, naturalmente volta alla sperimentazione.
Il film, nelle sale dal 6 all’8 maggio 2019 grazie a Nexo Digital, vede la partecipazione straordinaria di Olivier Widmaier Picasso, il nipote, che accompagna lo spettatore alla scoperta degli aspetti più nascosti della vita e delle opere dell’artista. Dai dipinti dell’infanzia incoraggiati da suo padre a quelli del cosiddetto periodo blu (1901-1904) e quello rosa (1904-1906). Inoltre, ascoltiamo le voci di voice over realizzate all’epoca, quelle dello stesso Picasso e quelle di storici dell’arte e curatori che dialogano sulla sua arte.
Il Giovane Picasso è adatto a coloro che potrebbero non avere una conoscenza approfondita della pittura, ma vogliono conoscere i primi anni dell’artista. La pellicola girata con eleganza possiede in pieno la cifra stilistica del regista. È affascinante l’uso di piani sequenza che stringono sul particolare per descrivere il passaggio di Picasso dalla pittura figurativa tradizionale, con le sue composizioni formali, al lavoro più libero e radicale con il colore e la forma. Immagini che mostrano l’era vittoriana disintegrarsi in tempo reale.