Si sta dietro agli slogan politici e alla retorica da talk show sul business dell’accoglienza, dimenticando che il meccanismo della corruzione scatta quando si creano le condizioni perché qualcuno ci possa lucrare sopra. Si preferisce incolpare l’Europa per aver lasciato l’Italia ad affrontare in totale solitudine l’emergenza immigrazione. Si urla alla violazione delle norme del diritto internazionale secondo cui la se nave Aquarius di Sos Méditerranée e Medici senza Frontiere con 629 migranti a bordo è entrata nelle acque territoriali italiane sarebbe stato compito dell’Italia farsene carico.
E così, mentre l’Aquarius cerca un porto e altri gommoni carichi di migranti in fuga dalla Libia stanno partendo, arriva in prima mondiale al Biografilm Festival di Bologna Iuventa, film documentario diretto da Michele Cinque e prodotto da Lazy Film con Rai Cinema
Il documentario segue per oltre un anno i protagonisti della ONG tedesca Jugend Rettet, dalla prima missione nel Mediterraneo al sequestro della nave avvenuto lo scorso 2 agosto nel porto di Lampedusa. La giovane ONG – fondata nel 2015 da un gruppo di ragazzi tedeschi per salvare i migranti nel Mediterraneo, ma soprattutto come gesto di richiesta attiva ai governi d’Europa di creare un servizio pubblico di salvataggio, come era stato Mare Nostrum – è assurta alla cronaca per le accuse di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina che hanno portato al sequestro preventivo dell’imbarcazione.
Dalla nascita di Jugend Rettet (gioventù che salva) al crowdfunding attivato nel 2016 per comprare il vecchio peschereccio poi rinominato “Iuventa” (gioventù); dai quindici giorni della prima missione in mare aperto, in cui vengono salvati più di duemila persone, al rientro dei giovani a Berlino; dal viaggio in Sicilia per ritrovare i ragazzi salvati sei mesi prima fino al sequestro dell’agosto dell’anno scorso, il film è un viaggio intenso e toccante scandito dalla narrazione del regista.
Il documentario attraversa la vita sulla barca, le speranze e i timori dei ragazzi della ONG, il ritrovamento dei barconi, i drammatici salvataggi, l’incontro con la morte. Ma il film non si ferma alla vita in mare, segue i ragazzi della Jugend Rettet prima a Berlino poi in Croazia, in Sicilia e a Malta, per investigare e raccontare il gesto utopico di questi ragazzi europei, le loro idee e i loro sogni e le profonde istanze che li hanno motivati fino al drammatico scontro con la realtà.
Iuventa, per la giovane età dei protagonisti, è una sorta di racconto di formazione: il trovarsi davanti all’orrore della tragedia che si consuma quotidianamente nel Mediterraneo e la graduale presa di coscienza della complessità dei problemi socio-politici connessi al grande tema della migrazione portano i giovani protagonisti a mettere in dubbio il senso dell’intero progetto e, in qualche modo, alla perdita dell’innocenza.
“La prima volta che ho sentito parlare della Iuventa è stato nella tarda primavera del 2016 – scrive Michele Cinque nelle note di regia – Sono stato colpito immediatamente da questa storia percependo la sua importanza sia da un punto di vista simbolico che reale. Non mi interessava l’aspetto sensazionalistico dei salvataggi in mare ma ero piuttosto interessato a capire i protagonisti di questo progetto umanitario: i loro sogni, le loro speranze ma anche le loro delusioni”.